martedì 19 marzo 2024

Perché la linea tra bene e male tracciata da Solzhenitsyn è importante

 

 

di Barry Brownstein

Vogliamo pensare che il confine tra il bene e il male sia chiaro e che gli individui ricadano in un campo o nell'altro. In Gulag Archipelago, volume 1 Aleksandr Solzhenitsyn scrive: “Se solo fosse tutto così semplice! Se solo ci fossero persone malvagie da qualche parte che commettono azioni malvagie e fosse solo necessario separarle dal resto di noi e distruggerle”.

Poiché il confine tra bene e male non è così lineare come vorremmo, un principio essenziale per organizzare la società è, secondo le parole di F. A. Hayek, quello di garantire che “un uomo cattivo possa fare il minor danno”.

Molti conoscono queste famose parole di Solzhenitsyn in Gulag Archipelago, volume 2: “La linea che separa il bene e il male non passa attraverso gli stati, né tra le classi, né tra i partiti politici, ma attraverso ogni cuore umano e attraverso tutti i cuori umani”.

Coloro che negano questa verità della natura umana spesso credono che dare alle persone etichettate come “buone” – quelle che possiedono la giusta ideologia – abbastanza potere per controllare gli altri risolva il problema dell’organizzazione della società.

La famosa frase di Solzhenitsyn non appare fino a pagina 746 e la maggior parte delle persone non è a conoscenza del contesto: “A poco a poco mi è stato rivelato che la linea che separa il bene...”

Chi ha rivelato questa verità a Solzhenitsyn? Le sue esperienze nel gulag.

Nella stessa sezione del suo libro scrive: “Guardando indietro, ho capito che per tutta la mia vita non avevo compreso né me stesso né i miei sforzi”. Quindi tira fuori ciò che ha visto in sé stesso:

Mi è stato concesso di portare via dai miei anni di prigione sulla schiena curva, che quasi si spezzò sotto il suo peso, questa esperienza essenziale: come un essere umano diventa cattivo e quando buono. Nell'ebbrezza dei successi giovanili mi ero sentito infallibile e per questo ero crudele. Nell'eccesso di potere ero un assassino e un oppressore.

Solzhenitsyn riconosce l’errore di usare le buone intenzioni come guida all’azione: “Nei momenti più malvagi ero convinto di fare del bene ed ero ben fornito di argomenti a mia giustificazione”.

I peggiori cattivi possono illudersi di pensare di fare del bene. Non dovremmo lasciarci ingannare e credere che la libertà possa essere preservata facendo affidamento sulle buone intenzioni delle persone buone.

Date uno sguardo onesto al vostro flusso di pensieri e prendete nota di quanto sia egoista. Sì, fate caso anche i vostri pensieri di gentilezza e generosità verso gli altri; non c’è motivo per cui la società possa fidarsi delle vostre buone intenzioni, o delle mie, con il potere di controllare gli altri.

Per trovare il bene, Solzhenitsyn avrebbe dovuto prima vedere la sua oscurità e poi, dopo averlo fatto, si sarebbe aperta una strada verso il bene: “E solo quando giacevo lì, sulla paglia marcia della prigione, che ho sentito dentro di me i primi moti del bene”.

Dopo la sua famosa frase sulla “linea che separa il bene e il male”, Solzhenitsyn scrive: “Questa linea si sposta. Dentro di noi oscilla con gli anni. E anche nei cuori sopraffatti dal male si conserva una piccola testa di ponte del bene. E anche nel migliore dei cuori, rimane [...] un piccolo angolo di male non sradicato”.

Che la linea tra il bene e il male oscilli è una verità espressa ripetutamente da Solzhenitsyn:

Durante la vita di ogni cuore questa linea [tra bene e male] continua a cambiare posto; a volte viene schiacciata in una direzione dal male esuberante e talvolta si sposta per lasciare spazio sufficiente affinché il bene possa fiorire. Lo stesso essere umano è, in età diverse, in circostanze diverse, un essere umano totalmente diverso. A volte è vicino al diavolo, a volte alla santità.

Chiaramente Solzhenitsyn voleva che capissimo che il nostro lavoro non finisce mai. Coltivare la nostra bontà è il lavoro di una vita.

In entrambi i volumi 1 e 2 Solzhenitsyn ripete il monito di Socrate: “Conosci te stesso”. Nel volume 2 aggiunge: “Non c'è nulla che aiuti e assista il risveglio dell'onniscienza dentro di noi quanto pensieri insistenti sulle proprie trasgressioni, errori, sbagli”.

Il male può passare attraverso ognuno di noi se non lavoriamo per riconoscerlo e scegliere contro di esso. Solzhenitsyn direbbe che ci illudiamo quando pensiamo che il male sia solo al di fuori e questa è una verità che continua a essere confermata.

Di recente Jonathan Mayo ha raccolto nuovi dettagli sull'attacco terroristico del novembre 2008, quando dieci giovani terroristi del gruppo pakistano Lashkar-e-Tayyiba uccisero 164 persone a Mumbai, in India. I loro obiettivi erano normali residenti di Mumbai, persone in un centro ebraico e visitatori di un famoso hotel che accoglie turisti.

Ciò che risalta nell'attacco è che i dieci terroristi erano in comunicazione con i mandanti, inviando loro messaggi dal Pakistan.

Mayo riferisce che mentre i terroristi erano all'hotel Taj Mahal Palace, ricevettero messaggi dai mandanti in Pakistan ed erano “furiosi perché non c'è segno di un incendio al Taj”. Telefonarono quindi ai giovani terroristi: “Non succederà nulla finché non appiccherete il fuoco. Quando le persone vedranno le fiamme inizieranno ad avere paura. E lancia qualche granata, fratello mio. Non c’è nulla di male nel lanciare qualche granata”.

I terroristi nell'hotel sembravano “sopraffatti dall'opulenza dell'hotel e [dissero] ai loro assistenti: 'Ci sono computer qui con schermi ad alta tecnologia! È fantastico!' Il mandante [insistette] affinché appiccassero 'un vero e proprio incendio' nel giro di poco tempo”.

Dopo l’attacco un terrorista venne fermato a un posto di blocco alla stazione ferroviaria e disse: “Per favore, signore, ho fatto quello che ero venuto a fare. Per favore uccidimi”. Il giovane disse alla polizia che “suo padre, un venditore ambulante, lo aveva venduto [al gruppo terroristico], dicendo a suo figlio: 'Avremo soldi, non saremo più poveri'”.

Il confine tra il bene e il male, anche tra i giovani terroristi, si muoveva in tempo reale.

La testimonianza di Solzhenitsyn ci aiuta a vedere che il male non può essere eliminato, ma, secondo le sue parole, “è possibile reprimerlo”.

Se Solzhenitsyn ha ragione riguardo al potenziale del male esistente in ognuno di noi, allora Thomas Sowell, nel suo libro A Concept of Visions, dà un importante avvertimento:

Ogni nuova generazione che nasce è un'invasione della civiltà da parte di piccoli barbari, i quali devono essere civilizzati prima che sia troppo tardi. Le loro prospettive di crescere come persone dignitose e produttive dipendono dall’insieme elaborato di pratiche in gran parte inarticolate che generano valori morali, autodisciplina e considerazione per gli altri.

Steven Pinker ha fatto eco a Solzhenitsyn quando ha scritto: “Gli esseri umani non sono innatamente buoni (così come non sono innatamente malvagi), ma sono dotati di motivazioni che possono orientarli lontano dalla violenza e verso la cooperazione e l’altruismo”.

Sarebbe una scommessa folle aspettarsi che ogni persona cresca civilizzata ed eserciti il ​​proprio libero arbitrio per volgersi verso il bene. La cooperazione e la prosperità umana sono possibili grazie alle tradizioni morali e allo stato di diritto che limita il male.

Quando l’ideologia sfrenata trionfa sui diritti e sulla moralità, scopriamo rapidamente quanto velocemente il male possa trionfare sul bene.

Al contrario, l’ordine sociale creato dal libero mercato espande le nostre opportunità di cooperare con gli altri e, soprattutto, accetta la natura umana per quello che è. Più cooperiamo, più vediamo che il nostro benessere dipende dagli altri. Quanto più profonda è l’interdipendenza, tanto maggiori sono gli incentivi a coltivare il lato buono della natura umana.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


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lunedì 18 marzo 2024

Washington è la capitale della guerra

 

 

di David Stockman

Immaginate se Washington scoprisse che la Russia, o la Cina, avesse piazzato 12 stazioni di spionaggio al confine con il Texas. I politici, già con la bava alla bocca riguardo alle presunte orde di nigeriani, albanesi, cinesi e agenti comunisti di Cuba che già fanno irruzione attraverso i confini dell'America, si straccerebbero le vesti o addirittura soffrirebbero di arresti cardiaci seriali.

E questo per non parlare dell’innesco di una potenziale resa dei conti nucleare, come quella quando Krusciov fece marcia indietro davanti all’insistenza del presidente Kennedy nell’ottobre 1962 affinché i missili sovietici fossero rimossi da Cuba. In quell’occasione l’umanità sfuggì per un pelo all’incenerimento, ma da quel momento in poi almeno fu stabilita una regola d'ingaggio per l’era nucleare.

Vale a dire, non si mettono armi e forze minacciose davanti alla porta del proprio rivale nucleare; è vietato dalle esigenze della sopravvivenza umana e dal buon senso.

Ecco perché è accaduta anche la parte spesso dimenticata della crisi missilistica cubana: JFK accettò di rimuovere 15 missili Jupiter dotati di testate nucleari dalla Turchia in cambio dello smantellamento dei missili sovietici a Cuba, anche se questa parte dell’accordo non fu mai riconosciuta pubblicamente da Washington.

Inoltre poiché a quei tempi c’erano tutte le ragioni per prendere sul serio la minaccia sovietica, non ci fu molta ingerenza da parte di Washington in Cecoslovacchia durante quella che si rivelò essere la rivolta di primavera del 1968. Anche se i sovietici avevano invaso Praga con 500.000 soldati e massacrato brutalmente centinaia di manifestanti, LBJ aveva pianificato un vertice con il leader sovietico Breznev – finché non lo annullò all’ultimo minuto per motivi puramente politici.

Anche quando il Movimento di Solidarnosc in Polonia guadagnò slancio un decennio più tardi, la CIA e le altre estensioni della macchina da guerra occidentale tennero le pistole nella fondina. La maggior parte degli aiuti al movimento di liberazione polacco provenivano dal Papa e dall’AFL-CIO.

Pertanto le regole dell’ingaggio nucleare furono rispettate, nonostante la terribile tirannia dell’Impero sovietico. Negli anni ’80 l’Occidente aveva vinto la Guerra fredda senza sparare direttamente un colpo in direzione di Mosca, o dei suoi vassalli nell’Europa orientale. Questo perché l’impero sovietico stava marcendo dall’interno a causa dei difetti intrinseci del socialismo.

A sua volta la fine dell’Unione Sovietica fornì il contesto per una radicale contrazione dello Stato di Guerra negli Stati Uniti e dei suoi tentacoli globali d'intervento, sovversione, invasione e occupazione. Nel 1991, quando l’Unione Sovietica finì nella pattumiera della storia, non esisteva più alcuna seria minaccia alla sicurezza interna dell’America in nessuna parte dell’intero pianeta.

L’agenda della presunta “Nazione Eccezione” avrebbe dovuto essere la leadership in una campagna mondiale per l’abolizione delle armi nucleari e il disarmo generale; la liquidazione delle istituzioni della Guerra fredda come la NATO, la SEATO, il Patto di Varsavia, ecc.; il definanziamento dell’intero apparato di propaganda e sovversione della Guerra fredda rappresentato da Radio Free Europe, dalle capacità di azioni segrete della CIA e dalle operazioni interventiste del Dipartimento di Stato e dell’Agenzia per lo sviluppo internazionale, tra gli altri.

In poche parole, le condizioni oggettive dei primi anni ’90 rappresentavano un’opportunità storica per Washington di diventare la capitale della pace del pianeta, ma ciò non accadde perché durante l’amministrazione Reagan una cricca crescente di guerrafondai neoconservatori aveva preso il controllo della politica sulla sicurezza nazionale, fornendo così la logica e la copertura politica al complesso militare-industriale affinché continuasse a incamerare enormi quantità di risorse fiscali.

Alla fine degli anni ’80 avevano già raggiunto un aumento massiccio e del tutto inutile della spesa per la difesa. L’ultimo budget di Carter era stato di circa $134 miliardi, ma nel 1990 le amministrazioni Reagan/Bush avevano spinto la spesa per la difesa oltre i $300 miliardi. Peggio ancora, durante questa enorme esplosione venne finanziata una vasta espansione della capacità di guerra convenzionale: le risorse navali, aeree e terrestri necessarie per intraprendere guerre d'intervento e occupazione in tutto il mondo – iniziative che non erano prudenti o pratiche durante la Guerra fredda e capacità che erano, in ogni caso, irrilevanti per la minaccia nucleare sovietica.

Inoltre a sostegno di questa rinnovata capacità d'intervento militare convenzionale si erano verificati grandi aumenti delle capacità di operazioni segrete della CIA sotto la guida di William Casey, così come l’espansione degli strumenti di guerra ideologica presso il nuovo National Endowment for Democracy e aumenti simili nei finanziamenti per le armi di radiodiffusione e di propaganda di Washington.

Nel complesso il bilancio per la sicurezza nazionale – comprese le operazioni internazionali e le spese dei veterani – era pari a $600 miliardi ($ 2023) nel 1990 e avrebbe potuto facilmente essere tagliato a $300 miliardi entro la metà degli anni ’90, sotto l’egida di un governo mossa dalla diffusione della pace nel mondo.

Ahimè, non è accaduto niente del genere. Il presidente Bill Clinton e i suoi compari sessantottini tradirono il movimento pacifista della loro generazione quando arrivarono al potere a causa delle gaffe guerrafondaie di George H. W. Bush. Invece di tagliare il bilancio della difesa mantennero i livelli nominali di spesa in dollari e invece di smantellare la NATO alimentarono un’incessante espansione verso le porte della Russia in violazione delle solenni promesse di Washington di non farlo al momento della riunificazione tedesca.

Di conseguenza non vi fu alcun dividendo di pace e, cosa ancora più importante, nessuno smantellamento dello Stato di Guerra sulle rive del Potomac. Con l'ultimo bilancio di Clinton, la maggior parte dell'ex-Patto di Varsavia era già nella NATO o in attesa di adesione, e il bilancio totale per la sicurezza nazionale, comprese le operazioni internazionali e i veterani, ammontava ancora a $602 miliardi.

Da lì, ovviamente, tutto è partito per la tangente. La mal concepita guerra di Washington al terrorismo e gli interventi seriali in Medio Oriente hanno portato il budget per la sicurezza nazionale a $1.090 miliardi entro la fine dell’amministrazione Bush – un livello al quale il premio Nobel per la “pace” era riuscito a sottrarre meno di $100 miliardi alla fine del suo mandato.

Allo stesso modo la promessa elettorale di Trump di porre fine alle Guerre Infinite è stata rapidamente messa da parte, poiché tutte quelle da lui ereditate sono continuate e lo status quo della NATO è cambiato solo perché i vari membri hanno finto di spendere per la difesa una frazione in più del loro PIL. Donald ha fatto sì che il budget per la sicurezza nazionale crescesse vertiginosamente fino a $1.150 miliardi.

Joe Biden non ha trascorso 50 anni a Washington senza che la malattia della guerra infettasse completamente le sue limitate capacità mentali, quindi le Guerre Infinite si sono intensificate e la circonferenza dello Stato di guerra ha acquisito proporzioni ancora più grandi, arrivando a raggiungere $1.300 miliardi nell’anno fiscale 2024.

E questo è il nocciolo della questione: quello che dovrebbe essere al massimo un budget per la sicurezza nazionale compreso tra $400 e $500 miliardi, ora è pari a tre volte tal livello. Ciò non solo sta alimentando aumenti del debito pubblico, ma, cosa ancora più importante, continua a garantire che quella che avrebbe dovuto essere la capitale della pace rimanga la capitale della guerra.

Inutile dire che una sicurezza nazionale da $1.300 miliardi è una cosa pessima, indipendentemente dalla geografia che occupa un particolare Paese. Questo perché incarna intrinsecamente un vasto complesso militare-industriale che dipende letteralmente da una missione di egemonia globale per giustificare quello che altrimenti sarebbe uno spreco assolutamente orribile di risorse fiscali ed economiche.

Detto in modo diverso, solo un egemone globale ha bisogno di un budget per la sicurezza nazionale da $1.300 miliardi. Non c’è altra motivazione che giustifichi plausibilmente un numero anche lontanamente così grande.

La verità è che non esiste potenza sul pianeta Terra in grado di superare i grandi fossati dell’Atlantico e del Pacifico con un’enorme armata terrestre, aerea e marittima e quindi minacciare militarmente la sicurezza interna dell’America. E per quanto riguarda le armi nucleari, mantenere le 3.750 testate nucleari del Paese nello status di dispiegamento o in modalità standby costa circa $65 miliardi all’anno – una cifra che potrebbe essere aumentata a $100 miliardi per aggiornare i sistemi di lancio esistenti.

Oltre a ciò, qualche centinaia di miliardi per difendere le coste e lo spazio aereo americano gestirebbero più che adeguatamente la presunta minaccia della Russia. E lo stesso vale per la Cina, la quale crollerebbe all’istante se il suo mercato dell'export da $3.500 miliardi dovesse essere tagliato fuori da una guerra contro gli Stati Uniti o l’Europa.

In breve, ogni anno nello Stato di guerra affluiscono ben più di $500 miliardi di risorse fiscali in eccesso. Ciò fornisce l’essenza fiscale per l’autoperpetuazione di questo mostruoso complesso e l’incentivo finanziario per una vasta operazione di lobbying da parte di appaltatori militari, consulenti militari, think tank sulla sicurezza nazionale, ONG e una falange infinita di agenzie e uffici dello Stato Profondo – tutti volti a giustificare quello che oggettivamente è un orrendo spreco.

Le recenti rivelazioni secondo cui la CIA ha gestito attivamente basi, programmi di addestramento e operazioni di raccolta di informazioni alle porte della Russia negli ultimi 10 anni, spiega perché Washington è davvero la capitale della guerra.

Il fatto è che la Russia non rappresenta né adesso, né nel 2014, una minaccia militare per la patria americana. Per dirla tutta, il PIL americano da $27.000 miliardi fa impallidire quello da $2.000 miliardi della Russia. Non potrebbe nemmeno lontanamente schierare un’armata invasiva, la quale richiederebbe $50.000 miliardi in PIL o 25 volte di più quello attuale, e non prevarrebbe mai nemmeno in una corsa agli armamenti nucleari.

Allora perché Washington ha deciso di aiutare a rovesciare il governo dell’Ucraina durante il colpo di stato a Maidan nel 2014 e poi lanciare, in completa violazione delle lezioni del 1962, una vasta operazione della CIA al suo confine, come rivelato dal New York Times?

Semplice: un’istituzione che prospera con $500 miliardi in più di finanziamenti inutili conosce sicuramente la propria vulnerabilità e teme il giorno in cui l’elettorato americano avrà la possibilità di risvegliarsi dal suo sonno. Quindi ha bisogno di minacce esagerate, di nemici evocati e di scontri provocati.

Fortunatamente, però, esiste una soluzione: riportare l’Impero a casa e mettere alla Casa Bianca uno statista forte, informato e coraggioso che possa far fallire la capitale mondiale della guerra prima che sia troppo tardi.


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venerdì 15 marzo 2024

Il quadro generale finora: due anni dopo

 

 

di Francesco Simoncelli

Questa serie annuale è iniziata da quando Powell ha iniziato a rialzare i tassi di riferimento della FED dapprima indirettamente, aumentando il tasso di remunerazione nella struttura pronti contro termine di 5bps, e poi direttamente col raggiungimento del 5,5% del Fed Fund Rate. Il 2021, quindi, e il 2022 hanno rappresentato due anni fondamentali in tutta la storia dell'economia moderna, rivoluzionando un sistema che era stato consolidato sin dalla fine di Bretton Woods. Per quanto audace possa sembrare l'affermazione, ritengo che gli Stati Uniti abbiano dichiarato formalmente indipendenza dal Regno Unito solo nel marzo 2022: pensionamento del LIBOR ed entrata in scena del SOFR. Anche l'UE vuole dichiarare indipendenza dagli USA e non avendo più la fonte primaria di finanziamento, il mercato degli eurodollari che è stato contratto dalle azioni della FED, la sua strada adesso passa attraverso l'unione fiscale e un esercito personale. Tale indipendenza, inizialmente, era stata avviata come una scalata ostile nei confronti degli Stati Uniti, ma inutile dire che le cose sono andate male e la strategia s'è ritorta contro. Per continuare a far fluire i finanziamenti e permettere a questo abominio socioeconomico di continuare a operare, oltre ad avere a disposizione la possibilità di sequestrare/confiscare gli asset dei cittadini europei in caso di estrema necessità (euro digitale), è vitale l'implementazione di una tassazione diretta sotto l'egida della Commissione europea. Non solo, anche la creazione di un esercito europeo e il distacco dalla NATO (non è un caso che quest'ultima sia diventata lo zimbello del mondo, ultima prova a supporto di tale tesi è il caos eruttato nel Canale di Suez).

Di conseguenza sono necessarie diverse prove di forza, come il braccio di ferro infinito tra l'UE e l'Ungheria sulle questioni fiscali e militari. Questo sfoggio di potere è funzionale a puntellare la credibilità all'Eurosistema, colata a picco negli ultimi 4 anni. L'UE deve dimostrare al mondo che ha tutti sotto controllo e se non ce li ha tutti sotto controllo, allora si muoverà per cambiare le regole e mettere tutti sotto controllo. Come si fa altrimenti a vendere migliaia di miliardi in obbligazioni agli investitori se non si ha un meccanismo di garanzia a supporto di tale architettura? Lo stesso meccanismo usato da FMI/Banca Mondiale per tenere in riga i Paesi del Terzo mondo. Il risultato è l'integrazione politica da cui nessuno può uscire, per questo sarà investito fino all'ultimo centesimo di capitale politico affinché ciò si avveri. Non esiste alternativa secondo l'ottica degli eurocrati. Al contempo si spinge l'amministrazione Biden a fare pressione sulla FED affinché torni ad abbassare i tassi in modo che gli eurobond possano essere venduti a tassi di rendimento sotto lo zero, dato che a quelli attuali non sono sostenibili. Perché? Perché il livello di tassazione in Europa è già alto e il rischio è quello di scatenare (ulteriore) caos interno. Soprattutto in un continente in cui lo stato di diritto è stato fatto a pezzi.

La corruzione dilagante che ha investito l'Occidente è stata alimentata dalla stampa scriteriata di denaro e dall'abbassamento dei tassi d'interesse di riferimento allo zero. Questi due fattori hanno contribuito a creare un ambiente economico in cui gli incentivi erano allineati per peggiorare la situazione. Tale sistema ha approfondito la sua influenza fino a raggiungere livelli impensabili di capillarità all'interno della società, di conseguenza un singolo colpo inferto contro di esso è facilmente assorbibile tramite la sua estrema ramificazione. È lo stesso motivo per cui l'Impero romano, così come quello greco e altri, fu in grado di resistere a diversi eventi avversi che avrebbero potuto spazzarlo via ben prima la data della sua disfatta ufficiale. Allo stesso modo accade oggi: la sfera d'influenza della cricca di Davos, ad esempio, corre talmente in profondità da necessitare di tempo consistente prima che possa essere smantellata. Ecco perché la FED è la carta migliore che si possa giocare per andare in tale direzione, cercando d'invertire la corruzione che ha infestato il Federal Reserve System da Roosevelt in poi. Sto parlando di una fase di transizione in cui la FED e le sorelle regionali tornano a essere quelle stanze di compensazione in concorrenza che erano al momento della loro nascita. Un forte segnale in tale direzione è la possibilità delle banche commerciali statunitensi di emettere la propria valuta digitale e coordinarsi con le FED regionali per l'organizzazione. Solo successivamente si potrà eventualmente discutere e realizzare uno smantellamento del sistema bancario centrale.

Come scrisse Mises in Omnipotent Government:

Data la natura umana così com'è, lo Stato è un'istituzione necessaria e indispensabile. Lo Stato è, se adeguatamente amministrato, il fondamento della società, della cooperazione umana e della civiltà. È lo strumento più vantaggioso e utile negli sforzi dell’essere umano volti a promuovere la felicità e il benessere. Ma è solo uno strumento e un mezzo, non l’obiettivo finale. Non è Dio. È semplicemente costrizione e coercizione; è il potere della polizia. [...] Quando gli esseri umani in carica e i loro metodi non piaceranno più alla maggioranza di una nazione, nelle elezioni successive saranno sostituiti da altri esseri umani e da un altro sistema.

DALLA “RACE TO DEBASE” ALLA “RACE TO THE BOTTOM”

La centralizzazione dei poteri è il vicolo cieco di quella struttura socioeconomica che non riesce più a estrarre valore dalla società nel suo complesso tale da sostenerne la grandezza/diffusione. L'apparato statale, soprattutto in Europa, ha raggiunto dimensioni tali da necessitare di capitali in entrata crescenti. Inutile dire che questa è l'inevitabilità di tutti quei sistemi che scendono lungo la strada della Legge dei rendimenti decrescenti. Come spiegato nel mio precedente pezzo sulle obbligazioni europee SURE, la mobilitazione dei fondi in possesso dei cittadini europei è un escamotage per accelerare la creazione definitiva degli Stati Uniti d'Europa. Ciò che finora è mancato è il potere di tassare direttamente; prima con i bond SURE, poi con i prestiti del PNRR (una cui parte da rimborsare prevede la discrezionalità diretta da parte dell'UE nell'imposizione di tasse sul territorio italiano) e adesso con i bond i guerra si traccia la strada per arrivare a tale risultato.

Ma questa traiettoria non è altro che uno dei sintomi della malattia più grande chiamata Unione delle Repubbliche Socialiste Europee. Su queste pagine è stato documentato a sufficienza come l'UE, attraverso la regolamentazione, voglia catturare porzioni di valore aggiunto che non emergono spontaneamente dalle sue industrie bensì da quelle estere (principalmente statunitensi e asiatiche). L'industria europea è in ritardo su tutto, in particolar modo il settore tecnologico/digitale, e per quanto si voglia far alfiere della cosiddetta rivoluzione green attraverso i criteri ESG, essi vengono abbandonati progressivamente data la loro natura totalmente insostenibile. Ciò che rappresentano è un pledging allegiance nei confronti di una visione del mondo. Quale? Quella di un maggiore comando/controllo. Inutile dire che chi li sta abbandonando sono gli Stati Uniti, diametralmente opposti a un tale esito. E parallelamente a questo percorse corre anche la centralizzazione dei poteri all'interno della BCE, sia con l'euro digitale che con la moria (intenzionale) delle piccole/medie banche commerciali. Questo a sua volta significa meno risorse monetarie nei confronti della piccola/media impresa che sopravvive grazie alla capillarità del credito erogato da suddetti istituti bancari, i quali, diversamente dagli Stati Uniti, hanno un potere decisionale inferiore. Per quanto utili allo sviluppo locale, essi sono guardati con avversità dalla cittadinanza locale.

La riduzione di liquidità ad appannaggio delle piccole/medie imprese permette di consolidare l'industria in grandi complessi selezionati dall'alto, una monopolizzazione del settore industriale e dei beni prodotti. Inutile dire che il modello di riferimento è quello cinese e la tokenizzazione dei beni (sottoposti a monopolio) attraverso una valuta digitale delle banche centrali crea un'architettura sociale in cui il sequestro e la confisca sono all'ordine del giorno se gli individui non corrono lungo binari predefiniti. Inutile dire che il restringimento delle opzioni, e nel caso particolare il restringimento della platea delle piccole/medie imprese, permette alla pianificazione centrale socialista di dettare meglio il proprio passo. Al contrario la diffusione e la ramificazione sono l'essenza di un mercato fiorente e variegato, in sintonia con una scelta individuale più libera, meno coercitiva e soprattutto più intonata con una crescita organica (bottom up). In sintesi, l'Europa è stata svuotata dalla propria capacità di creare valore aggiunto affinché la classe dirigente (o gli oligarchi, come vengono etichettati altrove) possa continuare a perseguire i propri “sogni di gloria”. O per meglio dire, per sopravvivere a un destino già segnato, ovvero quello di soccombere sotto le contraddizioni di un'economia socialista e di un calcolo economico impossibile da effettuare con precisione e affidabilità.

Sin dalla grande crisi finanziaria è risultato chiaro che il sistema bancario centrale aveva perso il controllo. Infatti il mercato dell'eurodollaro e delle garanzie collaterali che sono eruttate lungo la sua scia d'adozione, hanno generato una serie di distorsioni off-budget impossibili da dirimere da parte dei comitati di gestione all'interno delle banche centrali. I dollari ombra che sono stati creati sulla base di questo sistema hanno mandato in tilt qualsiasi programma di gestione del rischio, cercando di tamponare gli spillover imprevisti e improvvisi che nel tempo sono fuoriusciti. L'era della cosiddetta coordinated central banks monetary policy altro non era che un tentativo di mettere una toppa a una falla gigantesca che è cresciuta di anno in anno, gettando liquidità contro un problema che non era basato su una mancanza della stessa ma di un mismatch sistemico tra i bilanci dei vari player nel mondo finanziario. Gli squilibri, man mano che emergevano, erano di una portata talmente grande da essere impossibili da colmare con l'iniezione di nuovi fondi/riserve all'interno del sistema bancario commerciale. La complessità e la contorsione raggiunta dal mercato degli eurodollari è arrivata a un punto da far ammettere ai diretti interessati nelle stanze dei bottoni che il problema era più grande di loro e il perseguimento di una strategia di quantitative easing infinito non avrebbe fatto altro che scaraventare nell'oblio gli Stati Uniti a vantaggio invece delle altre nazioni, Europa in primis.

Non bisogna soprassedere il fatto che stiamo parlando di dollari ombra e che quindi la loro creazione andava a scapito degli Stati Uniti stessi. Si trattava a tutti gli effetti di una scalata ostile a questi ultimi. Non è un caso che il settore bancario ombra è stato gonfiato di conseguenza. E a sua volta questa esplosione ha permesso sia alla Cina che all'Europa di usare gli USA come garanzia collaterale alle loro espansioni. Per quanto diventato incontrollabile, questo schema ha avuto un'origine: la City di Londra. Non si può dire con esattezza il momento in cui esso è venuto in essere, sta di fatto che la sua evoluzione ha avuto un'accelerazione con il piano Marshall di prestiti all'Europa post-bellica e le guerre di Corea prima e Vietnam poi. Il problema è che all'epoca c'era ancora una certa parvenza di stabilità conferita dal gold-exchange standard adottato a Bretton Woods. Il fallimento del Gold Pool di Londra si può ridurre a questo: dollari ombra incassati in lingotti d'oro. Visto che la FED era allora il punto di riferimento per quanto riguardava il rimborso in oro dei titoli che davano accesso a esso, Nixon si trovò obbligato a rompere definitivamente qualsiasi rapporto tra il dollaro e l'oro. Una soluzione dettata dal panico, dato che non si capiva bene cosa stesse accadendo. La chiusura della finestra dell'oro era una soluzione temporanea che aveva lo scopo di guadagnare tempo per trovare il bandolo della matassa. Inutile dire che le cose sono andate diversamente, perché tale scelta diede ancora più potere a Londra e la finanziarizzazione risultante ha complicato ulteriormente le cose. Soprattutto per gli Stati Uniti, i quali hanno inesorabilmente perso il controllo sulla loro politica monetaria.

Infatti non è un caso che fino al 2022 il tasso di riferimento nel mondo per l'indicizzazione di crediti/debiti era il LIBOR. La sua impostazione avveniva tramite 29 banche europee e solo una americana. Inutile sottolineare chi era avvantaggiato da questo tipo di situazione. Non è un caso, quindi, che nel 2017 sono iniziati i lavori in casa dello zio Sam per introdurre un'indicizzazione dei crediti/debiti basata esclusivamente sul suolo americano: il SOFR, entrato pienamente in vigore nel 2022. A marzo dello stesso anno Powell ha iniziato a rialzare i tassi di riferimento della FED, forte del fatto che i guai finanziari erano sostanzialmente in casa di chi sfruttava il mercato dell'eurodollaro per intascare i profitti e socializzare le perdite negli Stati Uniti. Detto in parole povere, il controllo del dollaro e della politica monetaria statunitense sono tornati a New York/Washington e sono stati allontanati da Londra. È necessario rimarcare un fatto importante: il LIBOR non era usato solo per i prestiti interbancari, ma per qualsiasi cosa nel mondo finanziario; esistono, ad esempio, contratti molto lunghi che sono stati siglati usando questo strumento all'interno di essi. Da parte loro le banche statunitensi sono state schermate da eventuali perdite dal passaggio LIBOR-SOFR attraverso una legge approvata ad hoc nel 2020.

Non solo ma a ciò si aggiunge la fuga di capitali che lasciano l'Europa e volano negli Stati Uniti, contribuendo a puntellare gli istituti bancari. Infatti chi ha più da perdere da questa situazione sono il Regno Unito, la Cina e l'UE, soprattutto perché la mole di derivati che sono eruttati dall'iperestensione del mercato dell'eurodollaro ammonta a oggi a circa $600.000 miliardi. Vi basti sapere che il PIL mondiale è circa $100.000 miliardi. Non bisogna aggiungere che al minimo traballamento, il castello di carte su cui è stato costruito questo gigantesco schema Ponzi non potrà fare altro che crollare. E come ogni schema Ponzi che si rispetti, il furto progressivo ne garantisce la continuità; non appena cambia un tassello fondamentale dello schema, ecco che il tutto rischia di capitolare a terra fragorosamente. Da qui la corsa mondiale ad accaparrarsi risorse reali per proteggersi. E qual è quel Paese nel mondo che ha più risorse di tal tipo? La Russia. E qual è quel continente nel mondo che ha più risorse di tal tipo? L'Africa. E chi, oltre alla Cina, ha espanso la propria sfera d'influenza in Africa soffiando territori all'Europa e alla Francia in particolar modo? La Russia. Non c'è da sorprendersi che Macron abbia il dente avvelenato nei confronti di Putin.

L'UE si sta rendendo conto che il suo progetto è stato un fallimento, che il suo progetto politico è stato un disastro, che gli sforzi per essere un concorrente degli Stati Uniti hanno ottenuto il contrario e la data di scadenza potrebbe arrivare il prossimo 30 settembre. Il tempo stringe... Anche perché questo tipo d'impianto socioeconomico, ovverosia quello dell'Unione Europea e della BCE, è maledettamente identico a quello che caratterizzò l'URSS; è possibile affermare che la BCE è la Gosbank 2.0 ed essendo questa la sua natura non è possibile non concludere che il suo fato è segnato. Non tanto per meriti altrui, quanto per i propri demeriti; un suicidio al rallentatore come accaduto nel 1991. Ecco perché l'intera UE si sta spostando verso un'economia di guerra, che ovviamente favorisce l'uso di misure draconiane (tra cui sequestri e confische). Accade l'esatto opposto invece negli Stati Uniti, con Powell e Trump il cui messaggio è “mettiamo a posto prima gli USA piuttosto che ficcare il naso altrove”.

Anche Wall Street ha capito l'antifona e si sta adeguando di conseguenza. Come sempre gli americani sono ottimi giocatori e hanno capito prima degli altri le potenzialità di Bitcoin, ad esempio, fornendo terreno fertile ai miner su cui basare le loro operazioni. Questo significa tasse pagate sul suolo americano ed economia di scala che si formano. Non solo, ma ci si fa alfieri di un movimento crescente e di un'industria agli albori che possono migliorare, e non poco, la prosperità americana e di conseguenza fornire un'ulteriore carta da giocare agli USA nella guerra finanziaria di oggi. Che fa invece l'Europa? Batte i piedi a terra e sbraita al cielo. Non solo ha perso la corsa nell'industria tecnologica/digitale e nelle transazioni finanziarie mondiali, ma anche nel campo del criptovalute. L'approvazione dell'ETF su Bitcoin negli USA è una monumentale legittimazione di tale asset agli occhi degli investitori istituzionali. L'approvazione stessa smentisce le parole della BCE. Al che la de-dollarizzazione è solo una favoletta, dato che affrontiamo una de-euroizzazione. Infatti l'entrata in scena del SOFR ha centrato ancora di più l'attenzione del mondo sui titoli di stato statunitensi, il collaterale globale per eccellenza che prima era accessibile facilmente attraverso la creazione ex novo ed ex nihilo dei dollari fantasma, mentre adesso bisogna acquistarli alla vecchia maniera: rafforzando effettivamente il dollaro. Per quanto la Yellen sia disposta a far correre l'inchiostro rosso nel Ministero del Tesoro USA per facilitare la vita agli altri player mondiali, la strategia higher for longer di Powell è quella che sta massacrando a tutti gli effetti i concorrenti degli USA. In questo modo il biglietto verde rimane forte, sfruttando non solo la fuga di capitali finanziari dall'estero, ma anche la paura di coloro che sono pesantemente esposti al mercato dell'eurodollaro e temono un effetto domino dirompente. A ciò bisogna aggiungere anche l'indipendenza energetica degli Stati Uniti.


ZOOM OUT

Il costo del servizio del debito è raddoppiato negli ultimi anni. I tassi d'interesse sono in aumento ovunque e lo è anche l’ammontare del debito totale. Insieme, come una nave intrappolata nel ghiaccio polare, schiacciano lo scafo. Ma l’aumento dei livelli di debito e l’impennata dei pagamenti degli interessi sono destinati a far scattare l’allarme da qualche parte? Debito subprime? Azioni? Immobiliare? Il che ci riporta alla prossima domanda: da dove verrà la prossima Grande Perdita? La cosiddetta “Grande Perdita” è il più grande pericolo finanziario che tutti gli investitori devono affrontare, dato che può spazzare via un’intera carriera fatta di guadagni, risparmi e investimenti. E se avete più di 55 anni, probabilmente non avrete il tempo di riprendervi. Quindi cosa minaccia una grande perdita adesso? Ricordate, dev'essere una grande sorpresa. Allora dov’è?

Le azioni sono ancora costose, sotto certi aspetti sono più costose che mai (soprattutto i principali titoli tecnologici). Ci sorprenderebbe se crollassero? O addirittura se si schiantassero? Non più di tanto. E che dire delle case? Anche loro sono al top della loro gamma; non dovrebbero scendere? Sembra quasi inevitabile che accada, soprattutto perché la famiglia media non può più permettersi la casa media. Nessuna sorpresa nemmeno qui, quindi. E che dire dell’intelligenza artificiale? È l’ultima moda che dovrebbe renderci tutti ricchi. Proprio come Internet ha portato la conoscenza di tutto il mondo a portata di mano, ora l’intelligenza artificiale aiuterà ad aggiustare ciò che era rimasto da aggiustare. Gli “esperti” dicono che aumenterà la produttività così tanto che saremo in grado di pagare i nostri debiti, finanziare la nostra tentacolare industria della potenza di fuoco e far rieleggere ogni politico. E la cosa migliore è che si tratta di una tecnologia perfetta per un impero in declino e mentalmente indebolito: non dobbiamo più pensare a come risollevare le nostre sorti socioeconomiche, l’intelligenza artificiale lo scoprirà per noi.

La mia ipotesi è che l’intelligenza artificiale si rivelerà un grande flop. Le persone la useranno regolarmente. Migliorerà la produttività? Sì e la ridurrà anche in alcuni settori. Gli utenti perderanno il loro tempo giocando e parlando con i robot sessuali, alcuni compiti saranno più facili, altri saranno resi più complicati da ladri, incompetenti e propagandisti potenziati dall’intelligenza artificiale. Nel complesso, farà poca differenza. Renderà ricchi alcuni investitori? Certamente, ma la maggior parte delle affermazioni e delle promesse fatte a favore dell’intelligenza artificiale si riveleranno false e molte persone subiranno delle perdite. Tuttavia la Grande Perdita probabilmente verrà da altrove.

E il mercato obbligazionario? Ha subito il declino più lungo e ripido della sua storia e questo potrebbe suggerire che il peggio è passato. Gli investitori si aspettano un rimbalzo, o addirittura un'inversione, ed è qui che le cose si fanno interessanti. Tutti sanno che “non si combatte la FED”.

C’è un tempo per essere un prestatore e un tempo per essere un mutuatario. Il prestito è stato un modo di vivere per gran parte di questo secolo, soprattutto nel profondo della crisi sanitaria. Se aveste bloccato un tasso ipotecario al 3%, avreste potuto fare la migliore mossa finanziaria di tutta la vostra vita. Le rate del mutuo sarebbero state fissate a un tasso d'interesse estremamente basso, mentre sia il pagamento del capitale che quello degli interessi sarebbero stati ridotti, anno dopo anno, dall'inflazione. Anche con un tasso d'inflazione del 4% uno avrebbe ottenuto un profitto sul denaro preso in prestito dell’1% all’anno. Ma mentre i giorni gloriosi dell'accendere prestiti sono finiti, sono invece iniziati i giorni felici del concedere prestiti? È giunto il momento di riacquistare obbligazioni? Oppure no?

Il modello di allocazione del capitale “più stupido” che esista diceva di vendere le azioni quasi 30 anni fa. È “stupido” nel senso che non dice nulla sullo stato del mondo, sul futuro dei tassi d'interesse, o su qualsiasi altra cosa, è semplicemente progettato per contribuire a evitare la “grande perdita” segnalando quando le azioni sono costose in termini di oro. Detto in modo semplice: un investitore evita grandi perdite acquistando azioni quando può comprare le 30 azioni nel Dow Jones per meno di 5 once d’oro; le vende quando superano le 15 once. Nel 1996, ad esempio, questo modello ci diceva di favorire l’oro (rispetto alle azioni). Il massimo storico per le azioni statunitensi arrivò nell'agosto del 1999, con le azioni Dow scambiate a 42 once d'oro. A quanto pare quello non è stato solo un picco per le azioni statunitensi, ma l’apice del potere, della ricchezza e del prestigio della civiltà occidentale. Il bilancio americano era più o meno in pareggio, il debito pubblico era ancora gestibile e, fatta eccezione per il disastroso coinvolgimento in Kosovo, gli Stati Uniti erano in pace. Da allora le cose sono andate in malora.

Innanzitutto l’inflazione non è finita. Non è mai stata “transitoria” e non è stata solo il risultato della frenesia della stampa monetaria 2020-21. I prezzi sono determinati bilanciando la produzione con la quantità di denaro disposta ad acquistarla. Sebbene non sia prevedibile con precisione, è comunque una buona scommessa che quando la produzione diminuisce e la spesa aumenta, i prezzi aumenteranno.

La de-globalizzazione, le sanzioni, le regole nel mondo del lavoro, i regolamenti capricciosi, le tasse e la burocrazia dilagante – e il peso morto del debito stesso – sono tutti fattori che limitano la produzione. Infatti la produzione reale – misurata dal numero di ore effettivamente lavorate – sta aumentando a meno della metà del tasso del XX secolo.

E sebbene i pianificatori centrali possano aver dichiarato una tregua temporanea sull’inflazione monetaria, hanno aumentato le pressioni inflazionistiche sul fronte fiscale. Mentre la quantità di denaro prestabile è contenuta, i più grandi mutuatari del mondo – gli stati – spendono più denaro che mai. L’ultima sciocchezza dell'amministrazione Biden è che l’invio di armi all’Ucraina e a Israele è “un bene per l’economia”, ma a meno che non si siate alla ricerca di un aereo da caccia Lockheed Martin F-35, i soldi extra per l’industria bellica non fanno altro che ridurre gli investimenti e la produzione nell’economia di consumo. I prezzi salgono, in altre parole. E lo stesso vale per i tassi d'interesse: il denaro sprecato in bombe non è disponibile per acquistare il debito pubblico. Oltre ai nuovi deficit da duemila miliardi di dollari che devono essere finanziati con i risparmi, c’è anche il vecchio debito da rifinanziare. Ci sono circa $8000 miliardi in debito obbligazionario sovrano che matureranno nei prossimi 12 mesi e ciò porterà il fabbisogno di finanziamento totale a quasi $10.000 miliardi. Qualunque cosa accada di conseguenza, i tassi d'interesse molto probabilmente saliranno. I finanziatori potrebbero andare incontro ad un'altra grande perdita sulle loro obbligazioni? Forse. Il mio consiglio è di focalizzarsi sul finanziamento a breve termine.

L’oro, dal canto suo, non gode di “piena fiducia” da parte di nessun governo del mondo, non ha bisogno di essere coperto, nessun grande impero lo emette né garantisce di pagare interessi su di esso. Non rilascia comunicati stampa, non paga dividendi, non ha un direttore per i criteri inclusivi e non gliene frega niente di quello che pensate. Eppure questo “nulla” nel mondo degli investimenti si è rivelato più prezioso del credito più forte che “l’Occidente” aveva da offrire. Le azioni sono all’incirca triplicate in questo secolo: l’indice più ampio, il Wilshire 5.000, è passato da 13.800 nel 1999 a circa 45.191 di recente; l’oro invece è passato da una media di circa $270 l’oncia ai $2.000+ l’oncia – un aumento di quasi 8 volte.

Gli investitori prudenti, nel frattempo, hanno cercato di proteggere la propria ricchezza con bond sovrani che fingevano di essere “sicuri”; hanno perso un terzo del loro valore negli ultimi 40 mesi. Al culmine della bolla obbligazionaria anche i banchieri più intelligenti, i tesorieri aziendali più esperti e i maghi più brillanti di Wall Street brancolavano nel buio. Gli analisti di JP Morgan, ad esempio, avevano affermato che WeWork avrebbe dovuto quotarsi in borsa a $100 milioni; abbiamo scoperto poi che valeva meno di niente. Moltiplicate questi errori di calcolo e speculazioni insensate per milioni, su e giù per la struttura del capitale, e otterrete un’economia bizzarra e falsata – in cui i valori reali sono falsificati dal denaro fasullo, prestato a tassi d'interesse fasulli, per finanziare investimenti fasulli da parte d'imprenditori fasulli in industrie fasulle che producono guadagni fasulli. Questo capitalismo falsato non ha prodotto vera prosperità, ha funzionato solo per arricchire le élite.

Si stima, infatti, che la maggior parte dell’aumento dell’indice S&P 500/mercato azionario sia stato esclusivamente il risultato di riacquisti di azioni proprie effettuati per ridurne il numero e che ciò, a sua volta, abbia aumentato artificialmente i ricavi e gli utili per azione (una volta erano illegali per una buona ragione...). Tutti questi capitali a costo quasi zero sono confluiti nella manipolazione, nella speculazione e nella riduzione della concorrenza, non nell’incremento della produttività, dell’efficienza o dell’innovazione. Il risultato della ZIRP è stata un’economia priva di diversità, dominata da monopoli e cartelli che hanno prodotto beni e servizi di bassa qualità e che praticamente nessuno voleva, riducendo la produttività su più fronti.

L’abbassamento del costo del capitale quasi a zero ha cambiato anche gli incentivi dei leader aziendali e bancari. Gli enormi profitti non derivavano più dallo sviluppo di beni e servizi di qualità superiore o dal miglioramento del servizio clienti, bensì dalla manipolazione dei mercati, dal prestito per gonfiare i prezzi di immobili commerciali e dalla distribuzione dei guadagni ad azionisti e manager. Il capitale a costo quasi zero ha premiato gli speculatori e gli amministratori delegati che hanno sfruttato le strategie finanziarie, non quelli che investono a lungo termine. Tali distorsioni sono fatali perché privano l’economia degli incentivi positivi per l'intera nazione, non solo per le aziende e i già ricchi. L’abbassamento del costo del capitale a zero ha anche distorto l’equilibrio tra quest'ultimo e il mondo del lavoro, poiché i già ricchi, cioè coloro che già possedevano garanzie e flussi di cassa, potevano sfruttare i propri asset e il proprio reddito per prendere in prestito ingenti somme a interessi quasi zero per accaparrarsi ulteirori asset. I percettori di un salario non potevano competere e quindi la ricchezza e il reddito sono affluiti all’1% e al 10% più ricco.

Questa concentrazione di ricchezza e reddito è avvenuta a scapito della classe media, la cui quota della ricchezza nazionale è crollata.

La soppressione del costo del capitale ha anche incentivato l’indebitamento/espansione galoppante del debito totale, andando ad alimentare un carry trade perverso: ci vuole sempre più debito per creare un'unità di PIL, per la precisione $3,50 per ricavare $1 di espansione del PIL. Debito che nel frattempo matura interessi fino a quando non verrà ripagato, cosa che non accade mai per quanto riguarda il debito pubblico e raramente accade nel debito immobiliare commerciale. Invece di essere ripagato il debito vecchio viene semplicemente trasformato in nuovo.

L’abbassamento dei tassi d'interesse quasi a zero ha incoraggiato le imprese, le agenzie e le famiglie a prendere in prestito e a spendere denaro ora piuttosto che in futuro. Il sottoprodotto di questo carry trade è stato sostanzialmente uno: bolle speculative. Le frizioni non tardano a emergere però: l’anticipazione della domanda alla fine assorbe tutto il reddito disponibile, sottopone a leva scriteriata asset come gli immobili commerciali e fa salire l’inflazione dei prezzi poiché il capitale (apparentemente) illimitato insegue beni e materiali limitati.

Infatti nel luglio 2020 il cosiddetto Trend primario degli ultimi 40 anni si è concluso e ne è iniziato uno nuovo che probabilmente durerà per decenni. Ma dobbiamo porci alcune domande: cosa ha causato gli altri grandi movimenti nel mercato obbligazionario? Cosa ha causato il calo dei rendimenti obbligazionari (aumento dei prezzi delle obbligazioni) dal 1920 al 1945? La risposta è semplice: la Grande Depressione e la Seconda Guerra Mondiale. Cosa ha causato l’aumento dei rendimenti obbligazionari dal 1945 al 1980? Un'altra domanda facile: il boom di Eisenhower, seguito da spese folli per la guerra del Vietnam e la Great Society. Cosa ha causato il seguente Trend Primario, lo spettacolare calo dei rendimenti obbligazionari (e l’aumento dei prezzi obbligazionari) dal 1980 al 2020? Facile: Paul Volcker ha spezzato la schiena all'inflazione; poi Bernanke ha spinto i tassi reali sotto lo zero.

Quindi ecco la domanda conclusiva che tutti aspettavano: cosa causerà il prossimo Trend Primario, dal 2020 in poi? La risposta ovvia: troppa spesa, troppo debito, troppa inflazione... e il declino dell’Occidente. Riepilogo esecutivo: negli anni '80 le istituzioni pubbliche erano ancora abbastanza vigorose da tenere sotto controllo l’inflazione. Oggi sono stati così indebolite e corrotte dalle politiche monetarie allentate che non ci si può aspettare che né i governi né le banche centrali prendano decisioni difficili. I budget non saranno bilanciate, le guerre non verranno fermate e l’inflazione non verrà contenuta.

L’“Occidente” è in declino.


CONCLUSIONE

Lo zio Sam vuole riportare in patria il controllo sulla politica monetaria del dollaro e lo ha fatto tramite il passaggio dal LIBOR al SOFR. Al contempo vuole esercitare sufficiente pressione sull'euro per ridimensionarlo, attirando capitali finanziari negli Stati Uniti e forzando la mano degli eurocrati affinché contraggano la domanda in Europa (es. una sorta di “modalità risparmio energetico” e resistere alla tempesta). Non è un caso che l'euro abbia perso terreno anche nei confronti dello yuan negli scambi internazionali; non è un caso che la Germania si stia suicidando industrialmente ed energeticamente; non è un caso che si voglia accelerare i tempi per implementare nella vita di tutti i giorni identità digitale ed euro digitale. In sintesi, per quanto si possano dimenare i pianificatori centrali europei il progetto dell'UE è al capolinea. Dall'altro lato dell'Atlantico, invece, la spinta verso una maggiore indipendenza decisionale da parte dei singoli stati degli USA garantirà un cuscinetto vitale per resistere al cambiamento epocale nell'attuale sistema economico-finanziario. L'approvazione degli 11 ETF su Bitcoin è foriera di una duplice volontà del Paese: riconoscere ufficialmente lo strumento come arma (finanziaria) da usare contro i propri avversari e monito al resto del mondo che fare affari liberamente negli USA è ancora possibile (una gigantesca insegna al neon che recita “Open for business”).

Ciò a sua volta significa che un domani sarà molto più complicato per un qualsiasi politico o capo di stato svegliarsi e dichiarare “illegale” Bitcoin. Infatti, per quanto la BCE batta i piedi, è lei quella che è lo zimbello del mondo. Chi non porterebbe i propri affari negli Stati Uniti dopo che vengono pubblicizzate meno tassazione e meno burocrazia? Su tale scia, infatti, Texas e Florida stanno vedendo un netto miglioramento della loro popolarità in ambito imprenditoriale e fiscale, risucchiando a loro volta risorse da posti che le hanno sperperate piuttosto che mettere a buon frutto (es. California e stato di New York). E per questi stessi motivi non ci sarà mai un dollaro digitale. Prendendo come esempio la legge approvata di recente da Milei sul saldo dei contratti, molti stati degli USA hanno approvato legislazioni che permettono la circolazione di monete parallele al dollaro (oltre a Bitcoin, anche valute digitali locali ancorate all'oro o all'argento). Questi movimenti fanno parte tutti di uno spostamento più grande che vede il ritorno del potere decisionale nelle mani dei singoli stati, com'era nello spirito della “Land of the free”, e lasciare Washington che sia sostanzialmente l'arbitro. E non è poco dato che la Casa Bianca, come l'amministrazione attuale, può essere infiltrata da vandali.

Wall Street ha fiuto per gli affari, per le scommesse rischiose, e l'aver abbracciato negli ultimi anni i criteri ESG ha rappresentato voler puntare sulla riuscita del piano dei vandali (gli infiltrati nell'amministrazione Biden in sintonia con la cricca di Davos). Se Wall Street ha un pregio è quello d'invertire la tendenza quando vede che un trade è perdente; così è stato per la pazzia green. Anche perché continuare a impegnarsi in essa avrebbe significato favorire la Cina, dato che le terre rare sono principalmente un'esportazione a marchio cinese. Inutile dire che in un contesto di de-globalizzazione ciò significherebbe una debolezza e un rafforzamento dell'avversario. Allo stesso modo sarebbe un rafforzamento dell'avversario camminare lungo i binari della BCE adottando un dollaro digitale come progetto federale. Non ci sarà niente del genere negli Stati Uniti, soprattutto perché le grandi banche commerciali ancora posseggono un certo ascendente a livello regionale e non hanno alcuna intenzione di cedere la loro influenza. Una maggiore indipendenza e decentralizzazione dei poteri negli USA passa anche da qui, ovvero dalla carovana di banche commerciali statunitensi, JP Morgan in testa, che si sono mese di traverso ai piani della cricca di Davos. Se la FED fosse finita nelle mani della Brainard, avrebbe accentrato ulteriormente i poteri nella banca centrale americana spazzando via il comparto bancario commerciale (cosa che accadrà in Europa). Invece le grandi banche commerciali potranno eventualmente emettere le loro versioni di valute digitali, in concorrenza, e coordinate dalla Federal Reserve, ma esisterà pur sempre un ambiente in cui la centralizzazione è tenuta a bada. In questo contesto la BCE non sa che pesci pigliare, dato che l'unico modo che essa e l'UE hanno per sopravvivere è quello di centralizzare ulteriormente i loro poteri.


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giovedì 14 marzo 2024

Quella senatrice che credeva di sapere tutto (e invece non sapeva niente)

 

 

di Joakim Book

I legislatori hanno uno strano rapporto con la magia: per ottenere ciò che fisicamente non può essere fatto, a loro piace agitare bacchette magiche e fingere che sia possibile. La realtà pone un limite al potere politico, una consapevolezza che mal si adatta a coloro che sono responsabili del nostro apparato burocratico da migliaia di miliardi di dollari.

La senatrice Elizabeth Warren è un esempio lampante e da tempo punta il dito contro il mondo (apparentemente magico) degli asset digitali come Bitcoin. Ha co-sponsorizzato il Digital Asset Anti-Money Laundering Act del 2022 con Roger Marshall, il quale tentava di sottoporre suddetti asset a regole che fanno eco a quel sistema normativo da cui le criptovalute sono nate per sfuggire.

Lo scopo del disegno di legge era quello di “colmare le lacune e portare l’ecosistema degli asset digitali a una maggiore conformità con i quadri antiriciclaggio e di contrasto al finanziamento del terrorismo (AML/CFT) che governano il sistema finanziario nel suo insieme”.

Ciò trasforma decine di migliaia di nodi, wallet, o possessori di bitcoin in società di servizi monetari autorizzate per l'esecuzione di software sui loro computer. Il testo del disegno di legge si scagliava in particolare contro i wallet “unhosted”, i quali sono semplicemente asset che non sono sotto la custodia di una borsa regolamentata o di un'entità simile a una banca, ma posseduti a titolo definitivo invece di essere controparte di un contratto bancario censurabile. Non può esserci privacy finanziaria nel mondo della senatrice.

Alle entità che trasferiscono denaro sarebbe stato richiesto di eseguire il tipo di controlli d'identificazione e di controparte a cui si sottopongono le banche, ma il disegno di legge faceva un ulteriore passo avanti:

Vietare agli istituti finanziari di utilizzare o effettuare transazioni con asset digitali mixati e altre tecnologie che migliorano l’anonimato e di gestire, utilizzare o effettuare transazioni con asset digitali resi anonimi utilizzando tali tecnologie.

Un’analogia per capire l’assurdità di tutto ciò è il contante fisico: utilizzare un bancomat e poi effettuare un deposito bancario è la forma più rudimentale di “tecnologie che migliorano l’anonimato”. Se i senatori riuscissero a ottenere ciò che vogliono, il tipo di privacy consentito dal denaro contante sarebbe escluso nel nuovo mondo di Bitcoin: dobbiamo vedere cosa state facendo e assicurarci che non state spendendo fondi a favore di ciò che disapproviamo.


Affrontare la realtà

Mai prima d’ora una proposta legislativa è stata così risolutamente sconfitta dalla realtà. Essa non scompare semplicemente perché la si etichetta come “riciclaggio di denaro”, o la si collega tangenzialmente al comportamento criminale degli stati canaglia che motivano un tale disegno di legge.

La Warren non poteva veder realizzato il suo piano per tre ragioni: Bitcoin non funziona come crede lei; al Congresso è costituzionalmente vietato di farlo; al protocollo Bitcoin non interessa il movimento della sua bacchetta magica.

Anche se Bitcoin tenta di essere denaro, non è conforme alle proprietà fisiche dei pezzi di carta (o degli istituti bancari regolamentati) che la Warren finge di comprendere. I dollari cartacei circolano e i bonifici bancari vengono effettuati tra banche o nel bilancio della Federal Reserve; qualcosa che ha valore monetario si muove e quindi otteniamo leggi sui trasferimenti di denaro per tenere sotto controllo chi sposta i fondi.

In superficie sembra che Bitcoin funzioni allo stesso modo: ho i miei satoshi in un'app mobile, o in un wallet hardware, premo invio e poi li mando a qualcun altro. Qualcosa di simile al denaro si è spostato, giusto?

Sbagliato. Ciò che cambia sono le parole segrete che permettono a una transazione di essere accettata dalle decine di migliaia di nodi che gestiscono il protocollo Bitcoin. È come passare biglietti segreti al mondo intero, cifrati da un codice segreto.

Non c'è nessuna banca su cui la Warren poteva appoggiarsi per scopi normativi. Ciò che cambia è il riconoscimento a livello di protocollo che qualcun altro ora ha accesso ai fondi, mentre questi ultimi non si spostano mai. L0la L33tz ha scritto su Bitcoin Magazine che “i wallet unhosted trasferiscono la valuta bitcoin tanto quanto la chiave della propria porta sposti la casa”.

La nozione controintuitiva di un sistema monetario che opera senza movimento di denaro deve ancora raggiungere gli uffici dei legislatori americani. Le leggi sul trasferimento di denaro sono tanto inadeguate a regolamentare Bitcoin quanto lo sono per gli inservienti del Campidoglio.

Bitcoin non si muove, quindi come può il software che gestisce il proprio saldo essere soggetto alle leggi sui trasferimenti di denaro? Ma i problemi per la Warren non finiscono qui.

Non puoi. Bitcoin è stato creato per attacchi come questi, tentativi di regolamentarlo o controllarlo. È resistente; il suo registro e le conferme dei blocchi sono completamente insensibili ai gesti di qualsiasi mago. Tre anni fa la Cina ha cercato di vietare il mining di bitcoin – un processo fisico più ovvio del semplice possesso, transazione, o convalida – uno stato molto più autoritario degli Stati Uniti, e non c'è riuscita. Oggi in Cina esistono numerose operazioni di mining in segreto, per non parlare dell’esodo di macchinari negli Stati Uniti, in Canada, in Kazakistan e in Russia. Un’enorme repressione autoritaria con impatto zero su Bitcoin.

Buona fortuna nel sottomettere le semplici transazioni e i metodi di miglioramento della privacy che le persone eseguono sui loro telefoni e computer.

Non ti è permesso. Il Primo Emendamento afferma che il governo federale non può limitare la libertà di parola e, a partire dal caso Bernstein contro Stati Uniti negli anni ’90, la Corte Suprema ha affermato che il codice informatico è parola. Ogni aspetto di Bitcoin è codice informatico: i validatori che eseguono il protocollo sono codice; i wallet “unhosted” e i mixer sono codice; le app che consentono la spesa sono codice. In nessun momento nulla relativo a Bitcoin cessa di essere codice informatico. Fine della discussione.

Non dovresti. Il denaro è un’entità neutrale, un sistema che esiste solamente per facilitare il commercio tra gli esseri umani. Se svolge bene il suo ruolo, anche i malviventi lo useranno. Quando ci si intromette, svolge meno bene la sua funzione e si danneggia il resto della società. I senatori di una galassia lontana, lontana non hanno alcun diritto d'interferire.

Non è possibile rendere illegali le parole, soprattutto perché esistono nella mente umana, a disposizione di chiunque. Quando i nemici di Harry Potter nel fantastico mondo di J. K. Rowling impongono il “Taboo”, un incantesimo che permette ai Mangiamorte di punire chiunque pronunci il nome di Voldemort, lo fanno attraverso l'uso della magia, un regno che fortunatamente il Congresso non ha ancora scoperto.

Non che non c'abbia provato a scoprirlo, però, come abbiamo appreso quando la senatrice Warren ha cercato di regolamentare il codice informatico che le persone eseguono quando usano Bitcoin. I pianificatori centrali cercano sempre di pianificare ciò che va oltre la loro comprensione – e spesso oltre le loro capacità.

La buona notizia è che non è stato approvato e mai lo sarà; è il tipo di marketing grazie al quale la Warren è diventata piuttosto nota. La cattiva notizia è che riflette la visione sbagliata di molti legislatori e di molte altre persone comuni.

Si può essere a favore di Bitcoin, opporsi a esso, o essere disinteressati nei suoi confronti. Ciò che non si può fare è manipolarne il funzionamento e poi provare a usare il potere dello stato per farlo comportare come si vorrebbe che si comportasse. L'ignoranza non è una buona ragione per oltrepassare la propria autorità.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


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mercoledì 13 marzo 2024

Schumpeter su come l’istruzione superiore distrugge la libertà

 

 

di Jeffrey Tucker

Uno di quei libri che offre infiniti spunti di riflessione è Capitalism, Socialism, and Democracy (1943) di Joseph Schumpeter. Non è un trattato sistematico, si tratta piuttosto di una serie di osservazioni sugli enormi problemi che affliggevano quei tempi e i nostri. Molti sono attratti dall’economia, altri dalla storia e altri ancora dalla sociologia e dalla cultura.

La prospettiva di Schumpeter era a dir poco eclettica: era un partigiano dell’ordine borghese – istruito nella Vienna fin de siecle – ma a metà del secolo era convinto che la civiltà fosse destinata a essere sostituita da un amalgama di socialismo/fascismo. Non perché il capitalismo stesso fosse fallimentare, ma perché esso genera i semi della propria distruzione: produce talmente tanta ricchezza che è troppo facile fare a meno del fondamento istituzionale/culturale che rende possibile tutto ciò.

Concentriamoci, però, su un'affascinante intuizione riguardante l'istruzione superiore, solo una piccola parte del tutto. Schumpeter riteneva che l’Occidente fosse diretto a portare sempre più persone nell’ovile accademico con corsi e diplomi, lontano dal lavoro manuale e verso attività intellettuali. Non intendeva semplicemente diventare accademici, ma persone che avrebbero lavorato a partire da e con un apparato ideologico e filosofico – una classe di lavoratori dell'informazione – sempre più distante dalla produttività effettiva.

In altre parole, parlava dell’ascesa della classe manageriale che avrebbe popolato ogni campo, tra cui il giornalismo e i media generalisti in cui i lavoratori sono distaccati dalle conseguenze nel mondo reale delle idee che promuovono. Sarebbero arrivati a formare una classe propria con un potere culturale unico e un interesse comune nella costruzione di sistemi sociali e politici che avrebbero avvantaggiato loro stessi a spese degli altri.

Vediamo cosa scrisse e tenete presente che eravamo nel 1943.

Una delle caratteristiche più importanti delle fasi successive della civiltà capitalista è la vigorosa espansione dell’apparato educativo e in particolare delle strutture per l’istruzione superiore. Questo sviluppo era ed è non meno inevitabile dello sviluppo della grande unità industriale, ma, a differenza di quest’ultima, è stato ed è favorito dall’opinione pubblica e dai poteri pubblici in modo tale da andare molto più in là di quanto sarebbe accaduto con il vapore.

Qualunque cosa possiamo pensare su questo e altri punti di vista, e qualunque sia la causa precisa, ci sono diverse conseguenze che incidono sulla dimensione e sull’atteggiamento del gruppo intellettuale.

In primo luogo, nella misura in cui l'istruzione superiore aumenta l'offerta di servizi nelle linee professionali, quasi professionali e infine in tutte le linee dei “colletti bianchi” oltre il punto determinato da considerazioni costo-rendimento, ciò può creare un caso particolarmente importante di disoccupazione settoriale.

In altre parole, il sovvenzionamento dell’istruzione superiore stessa avrebbe finito per creare molti più intellettuali accreditati di quanto la società ne avesse effettivamente bisogno o delle richieste del mercato. Quindi queste persone si sarebbero trovate ad affrontare una sorta d'insicurezza lavorativa date le loro capacità in un mercato limitato.

In secondo luogo, insieme o al posto di tale disoccupazione, si vanno a creare condizioni di lavoro insoddisfacenti: occupazione in lavori inferiori agli standard o con salari inferiori a quelli dei lavoratori manuali meglio pagati.

Questa è un'osservazione interessante e rimane vera anche oggi. Un camionista guadagna molto di più di un professore e di un giornalista alle prime armi; un elettricista o un ingegnere viene pagato più di qualunque laureato in discipline umanistiche. Anche i migliori scrittori e influencer ottengono salari più bassi rispetto ad analisti finanziari e contabili, campi in cui la formazione e le credenziali si svolgono al di fuori dell’accademia.

In terzo luogo, potrebbe creare un tipo di disoccupazione particolarmente sconcertante. La persona che ha frequentato un college o un'università diventa psichicamente inoccupabile nelle occupazioni manuali senza necessariamente che acquisisca l'occupabilità, ad esempio, nel lavoro professionale. Il suo fallimento può essere dovuto alla mancanza di capacità naturali – perfettamente compatibili con il superamento dei test accademici – o a un insegnamento inadeguato; ed entrambi i casi, in termini assoluti e relativi, si verificheranno con maggiore frequenza man mano che un numero sempre maggiore di persone verrà arruolato nell'istruzione superiore e man mano che la quantità d'insegnamento richiesta aumenterà indipendentemente da quanti insegnanti e studiosi la natura sceglierà di presentare. I risultati del trascurare questo aspetto e dell’agire secondo la teoria secondo cui le scuole, i college e le università sono solo una questione di soldi, sono troppo ovvi da essere ulteriormente sottolineati. I casi in cui su una dozzina di aspiranti per un posto di lavoro, tutti formalmente qualificati, non ce n'è uno che possa occuparlo in modo soddisfacente, sono noti a chiunque abbia a che fare con le nomine, cioè a chiunque sia esso stesso qualificato a giudicare.

Tutti coloro che sono disoccupati, o hanno un impiego insoddisfacente o inoccupabili, scivolano verso vocazioni in cui gli standard sono meno definiti o in cui contano attitudini e aspirazioni di ordine diverso. Vanno a ingrossare le fila degli intellettuali in senso stretto, il cui numero aumenta quindi in modo sproporzionato; vi entrano in uno stato d'animo completamente scontento.

Il malcontento genera risentimento e spesso si razionalizza in quella critica sociale che, come abbiamo visto prima, è comunque l'atteggiamento tipico dello spettatore intellettuale nei confronti delle persone, delle classi e delle istituzioni soprattutto in una civiltà razionalista e utilitaristica. Si finisce in una situazione in cui c'è un gruppo ben definito di proletari e un interesse di gruppo che va a modellare un atteggiamento collettivo che spiegherà l’ostilità verso l’ordine capitalista in modo molto più realistico di quanto potrebbe fare la teoria – essa stessa una razionalizzazione in senso psicologico; la giusta indignazione dell’intellettuale per i torti del capitalismo rappresenta la deduzione logica da fatti scandalosi e che non è migliore della teoria degli innamorati secondo cui i loro sentimenti non rappresentano altro che la deduzione logica delle virtù dell'amato. Inoltre la nostra teoria spiega anche il fatto che questa ostilità aumenta, invece di diminuire, a ogni conquista dell’evoluzione capitalistica.

L’ostilità del gruppo intellettuale – che equivale a disapprovazione morale nei confronti dell’ordine capitalista – è una cosa e l’atmosfera generale ostile che circonda il motore capitalista è un’altra. Quest'ultima è il fenomeno veramente significativo e non è semplicemente il prodotto della prima, bensì deriva in parte da fonti indipendenti, alcune delle quali sono state menzionate prima; fintanto che è così il gruppo intellettuale si crogiolerà in essa.

Bisogna ammettere che questo passaggio è davvero illuminante, soprattutto perché è stato scritto nel 1943. In quell’anno solo circa il 15% della popolazione era iscritta al college, per un totale di 1,1 milioni di persone negli Stati Uniti. Oggi circa il 66% le persone che si diplomano al liceo si iscrivono all'università, ovvero 20,4 milioni nella fascia di età pertinente. Si tratta di un cambiamento piuttosto gigantesco da allora a oggi.

Pertanto qualunque fosse il problema osservato da Schumpeter sui laureati – la mancanza di reali competenze, l’insicurezza del lavoro, il risentimento contro la produttività genuina, il bisogno di scherzare con l’opinione pubblica senza conseguenze – oggi è decisamente peggiorato.

Gli ultimi anni hanno visto la formazione dell’egemonia di una classe dirigente che non ha alcuna esperienza in qualsiasi attività commerciale nel mondo reale. Sventolando i loro diplomi e curriculum si sentono autorizzati a dettare legge su tutti gli altri e a martellare all'infinito il sistema della libera impresa affinché si conformi alle loro immaginazioni sulle priorità sociali e culturali, indipendentemente da ciò che le persone o la realtà economica richiedono per davvero.

Il passaggio verso ogni sorta di priorità nei confronti di un “Grande Reset” rappresenta un esempio un eccellente. I criteri DEI (diversità equità inclusione) nel campus, i criteri ESG (ambiente società governance) nel mondo aziendale, le risorse umane nella gestione di tutto, i veicoli elettrici nei trasporti, gli hamburger impossibili come carne, vento e solare come fonti di energia, e chi più ne ha più ne metta: sono tutti prodotti di quelle stesse forze descritte da Schumpeter.

Sono nati da quegli intellettuali cresciuti in ambienti universitari, implementati e applicati poi da persone con un mercato limitato per il loro bagaglio di conoscenze, tentando quindi di riorganizzare il mondo per garantire meglio il loro posto al suo interno. Questa è la classe di esperti che secondo Schumpeter avrebbe smantellato la libertà come la conosciamo.

Sicuramente le persone che hanno governato durante i catastrofici lockdown non erano i professionisti e tanto meno i lavoratori che consegnavano il cibo o i proprietari di piccole imprese o anche gli epidemiologi sul campo. No, erano i tecnocrati e i burocrati che hanno dovuto affrontare zero conseguenze per aver sbagliato e che ancora oggi si nascondono o incolpano qualcun altro. I loro piani per ora sono di tenere la testa bassa e sperare che tutti dimentichino, finché un giorno poi potranno riemergere per gestire la prossima crisi.

In questo modo vediamo che Schumpeter aveva assolutamente ragione. La crescita dell’istruzione superiore di massa non ha generato un settore della società più saggio e responsabile, ma esattamente il contrario. L'aveva previsto 80 anni fa; ci è voluto del tempo, ma sarebbe giustificato chiamarlo profeta.

E dove siamo oggi? Un’intera generazione sta ripensando il modello. È davvero vantaggioso sborsare sei cifre, rinunciare a quattro anni di vera e propria esperienza lavorativa, gravarsi di oltre 20 anni di debiti, il tutto per finire in una vasta burocrazia di miserabili che non fanno altro che complottare la fine della libertà e della vita per tutti gli altri? Forse c'è un altro modo.

E cosa ci guadagnano le persone dalla scelta del college e della scuola di specializzazione? Date un'occhiata ai sistemi di credenziali nella maggior parte delle professioni oggi: hanno tutti il ​​proprio sistema educativo, completo di test, e questo vale per contabilità, preparazione fiscale, ingegneria di ogni tipo, project management, diritto e medicina (ovviamente), attuari, preparazione di contratti, ospitalità, genealogia, logistica, informatica e computer, gestione delle emergenze, geologia e molto altro ancora.

Ogni campo ha un'organizzazione professionale e ognuna di esse ha una credenziale. Ogni credenziale prevede un esame e ogni esame ha un libro di testo. Ogni libro di testo ha metodi estesi di apprendimento del materiale per consentire agli studenti di apprendere e questi sistemi non riguardano l’ideologia e la socializzazione, bensì le competenze reali di cui si ha bisogno in un mercato autentico.

In altre parole, è il mercato stesso a rendere l’università obsoleta.

La spinta a forzare tutti a frequentare l’istruzione superiore si è rivelata una gigantesca deviazione di energie finanziarie e umane e, proprio come previsto da Schumpeter, non ha fatto alcun favore alla causa della libertà. Ha solo finito per generare debiti, risentimento e uno squilibrio delle risorse umane tale che le persone che detengono il potere sono le stesse che hanno meno probabilità di possedere le competenze necessarie per migliorare gli standard di vita generali. Anzi, stanno peggiorando le cose.

L'avvertimento preveggente di Schumpeter ha colto nel segno e questa è una tragedia.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


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