domenica 17 ottobre 2010

Il Crollo Monetario dell'Occidente #2




di Murray N. Rothbard





Fase IV: Fluttuazioni delle Valute a Corso Forzoso, 1931-1945

Il mondo ora era tornato nel caos monetario come nella Prima Guerra Mondiale, con l'unica eccezione che ora sembrava possibile avere una piccola speranza di tornare ad un sistema aureo. L'ordine economico internazionale si era disintegrato nel caos degli sporchi e puliti tassi di cambio flessibili, nelle svalutazioni, nei controlli sugli scambi e nelle barriere sugli scambi; una guerra internazionale economica e monetaria imperversava tra le valute ed i blocchi delle valute. Il commercio internazionale e gli investimenti arrivarono praticamente ad un punto morto; e il commercio era condotto attraverso accordi di baratto perseguiti dai governi in concorrenza ed in conflitto l'uno con l'altro. Il Segretario di Stato Cordell Hull evidenziò ripetutamente che questi conflitti monetari ed economici degli anni trenta furono la causa principale della Seconda Guerra Mondiale.[1]

Gli Stati Uniti rimasero col gold standard per due anni, e poi, nel 1933-1934, si tirarono fuori da questo in un vano tentativo di uscire dalla depressione. i cittadini americani non potevano più convertire i dollari in oro e li fu anche proibito di possedere oro, sia in patria che all'estero. Ma gli Stati Uniti rimasero, dopo il 1934, in una nuova e peculiare forma di gold standard, in cui il dollaro, ora ridefinito a 1/35 d'oncia d'oro, era convertibile in oro per governi stranieri e per banche centrali. Un legame prolungato con l'oro rimase. Inoltre il caos monetario in Europa portò l'oro ad affluire verso l'unico e relativamente porto monetario sicuro, gli Stati Uniti.

Il caos e la sfrenata guerra economica degli anni trenta sottolineano un'importante lezione: il grave difetto politico (a parte i problemi econoimci) nello schema monetario di Milton Friedman e della scuola di Chicago sulla libera fluttuazione delle valute a corso forzoso. Poichè quello che i Friedmaniani vorrebero fare -- in nome del libero mercato -- sarebbe tagliare completamente tutti i legami con l'oro, lasciare l'assoluto controllo di ogni valuta nazionale nelle mani del proprio governo centrale che emette denaro a corso forzoso tramite il corso legale -- e poi consigliare ad ogni governo di far fluttuare liberamente la propria valuta rispetto a tutte le altre valute a corso forzoso, come anche trattenersi dall'inflazionare la propria valuta smoderatamente. Il serio difetto politico è quello di consegnare il controllo totale della massa monetaria allo Stato-Nazione e poi sperare che lo Stato si trattenga dall'usare questo potere. E dal momento che il potere tende ad essere sempre usato, incluso il potere della contraffazione legale, l'ingenuità, come anche la natura statalista, di questo tipo di programma dovrebbe essere assolutamente evidente.

E così la catastrofica esperienza della Fase 4, ovvero il mondo degli anni trenta nella guerra economia e della cartamoneta a corso forzoso, portò le autorità statunitensi ad adottare come loro principale scopoeconomico nella Seconda Guerra Mondiale il ripristino di un'ordine monetario internazionale produttivo, un'ordine in cui poteva essere possibile costruire un rinascimento per il commercio mondiale e per i frutti della divisione del lavoro internazionale.


Fase V: Bretton Woods ed il Nuovo Sistema Monetario a Cambio Aureo (Gli Stati Uniti) 1945-1968

Il nuovo ordine monetario internazionale fu concepito e poi portato alla ribalta dagli Stati Uniti alla conferenza monetaria internazionale di Bretton Woods, New Hampshire, nella metà del 1944 e ratificato dal Congresso nel giugno del 1945. Mentre il sistema di Bretton Woods funzionò molto meglio rispetto al disastro degli anni trenta, funzionò solo come un'altra riproposizione inflazionistica del sistema a cambio aureo degli anni venti e -- come in quegli anni -- il sistema viveva solo su di un periodo incerto e limitato.

Il nuovo sistema era essenzialmente il sistema a cambio aureo degli anni venti, ma con il dollaro che rimpiazzava bruscamente la sterlina inglese come una delle "valute chiave". Ora il dollaro, valutato ad 1/35 d'oncia d'oro, doveva essere la sola valuta chiave. L'altra differenza con gli anni venti era che il dollaro non era più convertibile in oro per i cittadini americani; invece negli anni trenta il sistema consentiva ancora la convertibilità del dollaro in oro, solo però per governi stranieri e per le loro banche centrali. A nessun individuo, solo ai governi, era permesso il privilegio di convertire i dollari nella valuta aurea mondiale.

Nel sistema di Bretton Woods gli Stati Uniti moltiplicarono i dollari (in carta ed in depositi bancari) rispetto all'oro presente, dove i dollari potevano essere convertiti da governi stranieri; mentre tutti gli altri governi mantenevano i dollari come loro riserva base e moltiplicavano le loro valute rispetto ai dollari. E dal momento che gli Stati Uniti iniziarono il mondo del dopoguerra con un'enorme riserva d'oro (approssimativamente 25$ miliardi), c'era molto con cui giocare per moltiplicare il dollaro su di essa. Inoltre il sistema poteva "funzionare" per un pò perchè tutte le valute del mondo ritornavano al nuovo sistema con la loro parità antecedente la Seconda Guerra Mondiale, la maggior parte delle quali erano altamente sovrastimate in termini di inflazione e deprezzamento delle valute. La sterlina inflazionata, per esempio, ritornò a 4,86$ dollari anche se valeva molto meno in termini di potere d'acquisto sul mercato. Dal momento che il dollaro fu artificialmente sottostimato e la maggior parte delle altre valute sovrastimate nel 1945, il dollaro divenne scarso ed il mondo soffrì di una cosidetta scarsità di dollari, che i contribuenti americani si supponeva fossero obbligati a compensare con l'aiuto estero. In breve, l'eccedenza delle esportazioni accoppiata al sottostimato dollaro americano doveva essere parzialmente finanziata dagli sventurati contribuenti americani sottoforma di aiuto verso l'estero.

C'era abbastanza spazio per inflazionare prima che il castigo potesse palesarsi, il governo statunitense si imbarcò nella sua politica del dopoguerra in una continua inflazione monetaria, una strategia che ha allegramente perseguito da allora. Dall'inizio degli anni cinquanta la continua inflazione americana iniziò a ribaltare la situazione del comemrcio internazionale. Mentre gli Stati Uniti stavano inflazionando ed espandendo sia il credito che il denaro, la maggior parte dei governi europei, molti dei quali erano influenzati da consiglieri monetari "Austriaci", perseguivano una strategia relativamente di "moneta forte" (per esempio, la Germania Occidentale, la Svizzera, la Francia, l'Italia). Vertiginosamente l'Inghilterra inflazionista fu obbligata dal suo deflusso di dollari a svalutare la sterlina a livelli più realistici (per un periodo si trovava approssimativamente a 2,40$).

Tutto ciò, combinato con la produttività in aumento dell'Europa e poi del Giappone, portò a continui deficit nella bilancia dei pagamenti con gli Stati Uniti. Mentre gli anni cinquanta e sessanta passavano lentamente, gli Stati Uniti divennero sempre più inflazionisti, assolutamente e relativamente sia al Giappone sia all'Europa Occidentale. Ma il classico controllo che il sistema aureo esercitava sull'inflazione -- specialmente sull'inflazione americana -- era un ricordo ormai. A causa delle regole di Bretton Woods il gioco prevedeva che i paesi dell'Europa Occidentale dovessero continuare ad accumulare le loro riserve e perfino usare questi dollari come base per inflazionare le loro stesse valute ed il loro credito.

Mentre passavano sia gli anni cinquanta e sessanta i paesi dell'Europa Occidentale a moneta più forte (ed il Giappone) divennero irrequieti nell'essere forzati ad accumulare dollari che erano crescentemente divenuti sovrastimati invece che sottostimati. Mentre il potere d'acquisto e da qui il vero valore dei dollari calava, divennero crescentemente non voluti dai governi stranieri. Ma erano rinchiusi in un sistema che si tramutava sempre di più in un'incubo. La reazione americana alle lamentele europee, capitanate dalla Francia e dai principali consiglieri monetari di DeGaulle, primo fra tutti l'economista sostenitore del classico gold standard Jacques Rueff, fu solamente di disdegno e brusco rifiuto. I politici e gli economisti americani dichiararono semplicemente che l'Europa era forzata ad usare il dollaro come sua valuta, che non ci potevano fare niente contro i loro problemi crescenti e quindi gli Stati Uniti potevano continuare ad inflazionare con noncuranza mentre perseguivano una politica di "benigno disinteresse" verso le conseguenze monetarie internazionali delle proprie azioni.

Ma l'Europa aveva l'opzione legale di convertire i dollari in oro a 35$ dollari l'oncia. E mentre il dollaro diventava crescentemente sovrastimato in termini di moneta forte ed oro, i governi europei iniziarono ad esercitare sempre di più questa opzione. Il sistema di controllo del gold standard stava tornando in uso; da adesso l'oro sarebbe fluito progressivamente fuori dagli Stati Uniti per due decadi dopo i primi anni cinquanta, finchè le riserve auree statunitensi in questo periodo diminuirono da 20$ miliardi a 9$ miliardi. Mentre i dollari continuavano ad essere inflazionati sopra una base aurea in diminuzione, come potevano gli Stati Uniti mantenere la convertibilità per i dollari esteri in oro -- il caposaldo del sistema di Bretton Woods?

Questi problemi non rallentarono la continuata inflazione statunitense sui dollari e sui prezzi, nemmeno la politica degli Stati Uniti di "benigno disinteresse", che risultò alla fine degli anni sessanta in un'accelerato accumulo di nientemeno che 80$ miliardi di dollari non voluti in Europa (conosciuti come Eurodollari). Per provare a fermare la conversione europea dei dollari in oro, gli Stati Uniti esercitarono un'intensa politica di pressione sui governi europei, simile, ma su più larga scala, a quella inglese che voleva persuadere la Francia a non convertire i suoi cospicui bilanci di sterline prima del 1931. Ma la legge economica ha un modo, a lungo andare, di arrestare i governi e questo è ciò che successe al governo statunitense e la sua allegra inflazione alla fine degli anni sessanta. Il sistema a cambio aureo di Bretton Woods -- accolto dall'establishment politico ed economico come permanente ed inespugnabile -- iniziò a disfarsi rapidamente nel 1968.


Fase VI: Il Disfacimento di Bretton Woods, 1968-1971

Mentre i dollari si accumulavano all'estero e l'oro continuava a fluire fuori, gli Stati Uniti trovarono estremamente difficile mantenere il prezzo dell'oro a 35$ dollari l'oncia nei liberi mercati di Londra e Zurigo. Trentacinque dollari l'oncia era la chiave di volta del sistema e mentre ai cittadini americani fu proibito di possedere oro in qualsiasi parte del mondo sin dal 1934, altri cittadini avevano goduto della libertà di possedere lingotti e monete d'oro. Quindi un modo per gli individui europei di convertire i loro dollari in oro era vendere i loro dollari per oro a 35$ dollari l'oncia nel libero mercato. Mentre il dollaro continuava a essere inflazionato e deprezzato, e mentre continuavano i deficit americani nella bilancia dei pagamenti, gli europei ed altri privati cittadini iniziarono ad accelerare le loro vendite di dollari per oro. In modo da mantenere il dollaro a 35$ l'oncia, il governo statunitense fu costretto a far scorrere fuori l'oro dalle proprie riserve in calo per sostenere il prezzo di 35$ a Londra e Zurigo.

Una crisi di fiducia nel dollaro sui liberi mercati aurei condusse gli Stati Uniti ad effettuare un cambiamento fondamentale nel sistema monetario nel marzo del 1968. L'idea era di fermare per sempre il fastidioso libero mercato dell'oro dal mettere a repentaglio la disposizione di Bretton Woods. Da qui nacque il "mercato dell'oro a due livelli". L'idea era quella di mandare al rogo il libero mercato dell'oro; sarebbe stato severamente isolato dalle reali azioni monetarie nelle banche centrali e nei governi del mondo. Gli Stati Uniti non avrebbero più provato a mantenere il prezzo dell'oro nel libero mercato a 35$ dollari; avrebbero ignorato il libero mercato dell'oro ed insieme agli altri governi avrebbero concordato nel mantenere il valore del dollaro a 35$ dollari l'oncia per sempre.

I governi e le banche centrali del mondo d'ora in poi non avrebbero più comprato oro dal mercato "esterno" e non avrebbero più venduto oro in quel mercato; d'ora in poi l'oro si sarebbe semplicemente mosso come gettoni da una banca centrale ad un'altra e le nuove offerte d'oro, il libero mercato dell'oro oppure la domanda privata per oro, avrebbero preso un loro corso completamente separato dalle disposizioni monetarie del mondo.

Insieme a ciò gli Stati Uniti spinsero forte per il nuovo lancio di un nuovo tipo di riserva mondiale cartacea, i Diritti Speciali di Prelievo (DSP), che si sperava avrebbero infine rimpiazzato tutto l'oro e sarebbero serviti come nuova valuta cartacea mondiale emessa da una futura Banca Mondiale di Riserva; semmai un simile sistema fosse stato stabilito, allora gli Stati Uniti avrebbero potuto inflazionare non controllati per sempre, in collaborazione con altri governi (l'unico limite sarebbe quindi stato la catastrofe di un'inflazione mondiale incontrollata ed il collasso della valuta cartacea mondiale). Ma i DSP, intensamente osteggiati dall'Europa Occidentale e dai paesi a "moneta forte", sono stati finora solo una piccola integrazione alle valute di riserva americane e di altri paesi.

Tutti gli economisti sostenitori della cartamoneta, dai Keynesiani ai Friedmaniani, avevano ora fiducia che l'oro sarebbe scomparso dal sistema monetario internazionale; tagliato fuori dal suo "sostegno" dal dollaro, come tutti questi fiduciosi economisti predissero, il prezzo dell'oro nel libero mercato sarebbe subito calato al di sotto di 35$ dollari l'oncia e perfino al di sotto del prezzo dell'oro non monetario "industriale" calcolato a 10$ dollari l'oncia. Invece il libero prezzo dell'oro, mai al di sotto di 35$ dollari l'oncia, si mantenne stabilmente al di sopra dei 35$ ed all'inizio del 1973 aveva raggiunto circa i 125$ l'oncia, un panorama che nessun economista sostenitore del denaro cartaceo avrebbe pensato possibile solo un'anno prima.

Lontano dallo stabilire un nuovo sistema monetario permanente, il mercato dell'oro a due livelli resistette solo qualche anno; l'inflazione americana ed i deficit continuarono. Gli eurodollari si accumularono rapidamente, l'oro continuava a fluire all'estero ed il prezzo dell'oro nel libero mercato rivelava semplicemente la perdita accelerata della fiducia del mondo nel dollaro. Il mercato a due livelli si mosse celermente verso la crisi -- ed alla scomparsa finale di Bretton Woods.[2]


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/


(I). Link alla Prima Parte

(II). Link alla Terza Parte


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Note

[1] Cordell Hull,
Memoirs (New York, 1948), vol. I, pag. 81. Vedi anche Richard N. Gardner, Sterling-Dollar Conspiracy (Oxford: Clarendon Press, 1956), p. 141.

[2] Sul mercato dell'oro a due livelli, vedi Jacques Rueff, The Monetary Sin of the West (New York: Macmillan, 1972).


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