martedì 17 aprile 2012

Il TARGET sui problemi dell'eurozona

"[...] Ho capito. Stampare sempre più denaro, questa è la soluzione. Deve solo essere senza fine e senza limiti perché funzioni davvero!
Naturalmente, questa è completa follia economica. L’economia è la scienza che indica come usiamo le istituzioni sociali naturali, come la proprietà privata e lo scambio volontario sui mercati liberi, per allocare al meglio risorse scarse. Questi presunti ‘esperti’ finanziari vogliono farla finita con la scarsità. Per loro la stampa di denaro fa scomparire la scarsità. Il denaro deve essere ‘illimitato’ e ‘gratis’ perché l’economia possa funzionare, ma queste sono due parole che non hanno posto in economia.
Ci troviamo in questo pasticcio perché il nostro sistema finanziario ha reso artificialmente a buon mercato il credito per troppo tempo. Questi ‘esperti’ ci dicono che la soluzione è quella di svilire ulteriormente il credito e in modo sempre più aggressivo. Non è mai un problema di vecchio debito insostenibile, ma solo di mancanza di nuovo denaro." -- Detlev Schlichter
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di Alasdair Macleod


Sembra che ogni volta che si gira una pietra sulla riva rocciosa che rappresenta la condizione finanziaria dell'Eurozona vi si trova sotto l'ennesima brutta creatura. Questa volta si trova tra i conti delle singole banche centrali nazionali.

Il problema è sorto nel sistema transfrontaliero di liquidazione conosciuto come TARGET (un acronimo che sta per Trans-European Automated Real-time Gross settlement Express Transfer System). Il denaro che scorreva, ad esempio, dalla Grecia alla Germania era sostituito dall'emissione elettronica di euro da parte della Banca di Grecia, e l'afflusso in Germania veniva neutralizzato dalla Bundesbank che ritirava euro dalla circolazione. Gli squilibri commerciali e la fuga di capitali erano sistemati con questi mezzi, e non vi era emissione netta in valuta per coprire gli squilibri. La nuova valuta in Grecia sarebbe stata mantenuta nei libri contabili della Banca di Grecia come una passività a favore della Bundesbank, e la Bundesbank avrebbe registrato un asset sottoforma di prestito corrispondente alla Banca di Grecia.

In passato questo non è stato un problema perché i flussi di capitale sottoforma di credito bancario commerciale erano facilmente disponibili per finanziare, ad esempio, gli acquisti di autobus Mercedes da parte di un tour operator Greco. Tuttavia, sin dalla crisi finanziaria sono stati interrotti i flussi di capitale ai membri periferici dell'Eurozona, in modo che gli squilibri commerciali all'interno dell'Eurozona non venissero finanziati dai flussi di capitale. Il risultato è che si sono accumulate passività presso le banche centrali di Germania, Paesi Bassi, Lussemburgo e Finlandia. Il grafico che segue, tratto da un recente comunicato stampa della Bundesbank, illustra la situazione.




Il grafico rappresenta gli squilibri che si sono accumulati nel corso degli ultimi tre anni, con la Bundesbank che si trova in brutte acque per oltre €450 miliardi. I deficit in Italia e Spagna sono i più grandi, ed un grafico precedente di cinque mesi prima mostra che la fuga di capitali da questi due paesi è accelerata in modo allarmante, soprattutto in Italia, che solo due anni fa aveva un saldo positivo. Mentre i deficit nei paesi periferici più piccoli sembrano meno allarmanti, in percentuale del PIL sono significativi. I peggiori sono l'Irlanda al 75% del PIL, la Grecia (45%) ed il Portogallo (30%).

Si tratta di debiti inter-governativi extra che sono maturati a livello della banca centrale, e finora sono stati evitati in tutte le stime dei rapporti debito/PIL. Nel corso degli ultimi tre mesi questi squilibri devono essere ulteriormente deteriorati, con la possibile eccezione dell'Irlanda, la cui posizione sembra in via di stabilizzazione.

L'accumulo degli squilibri attraverso il TARGET ha impedito i crolli finanziari immediati (attraverso una fuga di capitali) della Grecia e di altri paesi. Niente di tutto questo sarebbe venuto alla luce se non fosse stato per alcune ricerche dettagliate di Messrs Sinn e Wollmwershaeuser dell'Istituto Ifo di Monaco di Baviera. Le loro inchieste hanno indotto un comunicato stampa da parte del presidente della Bundesbank il 15 Marzo in cui affermava che non vi è alcun rischio perché "l'idea che l'unione monetaria possa cadere a pezzi è del tutto assurda".

Altri, tra cui i cittadini della Germania, dei Paesi Bassi, del Lussemburgo e della Finlandia potrebbero pensare che l'idea che la Bundesbank possa essere mai ripagata sia ancora più assurda.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/


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