lunedì 24 giugno 2013

Washington lo rende chiaro: la sua guerra al terrore è "permanente"

E' dalla guerra del Vietnam che gli USA costruiscono un palco internazionale su cui inscenano la tragedia dell'interventismo militare a tutti i costi pena la catastrofe globale. Oggi assistiamo alla sua ennesima riedizione in Siria dove è in corso un braccio di ferro geopolitico più grande di quello che ci raccontano. Non mi sorprenderebbe se venisse usato come espediente per far scoppiare una guerra con cui coprire con una foglia di fico il crash economico verso cui ci stiamo dirigendo. USA, UE ed Israele stanno finanziando i cosiddetti "ribelli," mentre Assad viene spalleggiato da Russia, Cina ed Iran. Non fate vi cogliere in fallo, non ci sono buoni in questa storia... solo poteri da consolidare. L'ONU in questa storia non farà da pacificatore, bensì da temporeggiatore perché fornirà alle truppe occidentali la possibilità di riorganizzarsi in caso di sconfitte. Per quanto posso vedere sarà Israele l'innesco dell'escalation bellica (rivendicando la necessità di fermare l'Iran e Hezbollah dal rifornire la Siria), la quale tirerà direttamente dentro questo pantano gli USA. Questo a sua volta chiamerà in causa la Cina che avrà l'occasione di scaricare il dollaro ed iniziare il suo cammino per detronizzare gli USA dalla scena mondiale. Da qui in poi sarà tutto in "discesa"...
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di Glenn Greenwald


Lo scorso Ottobre gli alti funzionari di Obama hanno presentato in maniera anonima sul Washington Post il loro nuovo giocattolo chiamato "matrix disposition," un complesso sistema di computer che verrà utilizzato per determinare come ci si potrebbe "sbarazzare" di un sospetto terrorista: detenzione a tempo indeterminato, azione penale in un vero e proprio tribunale, assassinio attraverso droni della CIA, ecc. Ecco la loro logica per cui tutto ciò è necessario ora, ben 12 anni dopo l'attacco del 9/11:

Tra gli alti funzionari dell'amministrazione Obama, vi è un ampio consenso sul fatto che tali operazioni possono essere estese come minimo per un altro decennio. Dato il modo in cui al Qaeda continua a metastatizzarsi, alcuni funzionari hanno specificato che non è in vista una fine chiara. . . . Questa linea temporale suggerisce che gli Stati Uniti hanno raggiunto solo la metà di quella che una volta era conosciuta come la guerra globale al terrorismo.

Giovedì il Comitato per i Servizi Armati del Senato ha tenuto un'audizione in cui si interrogava se dovesse essere rivista (traduzione: espansa) la base legale per questa "guerra" -- l'Autorizzazione del 2001 ad Usare la Forza Militare (AUMF). Così è come Spencer Ackerman di Wired (presto redattore del Guardian sulla sicurezza nazionale USA) ha descritto il cambio significativo:

Alla domanda in occasione di un'audizione al Senato su quanto durerà la guerra al terrorismo, Michael Sheehan, assistente segretario alla difesa per le operazioni speciali ed il conflitto a bassa intensità, ha risposto: "Come minimo dai 10 ai 20 anni."... Una portavoce, il Colonnello dell'Esercito Anne Edgecomb, ha chiarito che Sheehan intendeva che il conflitto rischia di durare dai 10 ai 20 anni da oggi -- oltre ai 12 anni in cui si è protratto finora. Benvenuti nella Guerra dei Trent'Anni dell'America.

Che l'amministrazione Obama dichiari ormai ripetutamente che la "guerra al terrore" durerà come minimo un altro decennio (o due) rappresenta la notizia più significativa tra tutte le grandi polemiche nei media di questa settimana (Bengasi, IRS e AP/DOJ). Lo storico militare Andrew Bacevich ha passato anni a dire che i pianificatori politici degli Stati Uniti hanno adottato una dottrina esplicita di "guerra infinita." I funzionari di Obama, nonostante si siano vantati più volte di aver assestato colpi permanentemente invalidanti ad al-Qaeda, lo stanno dichiarando aprtamente, in chiaro inglese tra l'altro.

E' difficile non affermare che questa guerra non ha altro scopo se non la propria perpetuazione eterna. Questa guerra non è un mezzo per qualsiasi altro fine se non quello di continuare a belligerare all'infinito. Non solo è il fine in sé, ma è anche il suo combustibile: è proprio questa guerra senza fine -- giustificata per fermare la minaccia del terrorismo -- che è la principale causa di tale minaccia.

A Gennaio l'ex-consigliere generale del Pentagono Jeh Johnson ha tenuto un discorso nel quale affermava che la guerra al terrorismo finirà; ha auspicato tale risultato dicendo:

La "Guerra" deve essere considerata come uno stato di cose straordinario, finito ed innaturale. Non dobbiamo accettare il conflitto in corso, e tutto ciò che comporta, come una "nuova normalità."

In risposta, ho scritto che la "guerra al terrore" non può finire e non finirà per due ragioni:
  1. è stata progettata per essere permanente, in quanto la guerra stessa assicura ironicamente che non esisterà mai un momento in cui si smetterà di voler portare violenza agli Stati Uniti (la definizione operativa di "terrorismo");
  2. le fazioni politiche ed economiche più potenti della nazione incassano montagne di benefici dalla sua continuazione.
Ora è fuor di dubbio che la fine di questa guerra è l'ultima cosa che hanno in mente il vincitore del Nobel per la Pace 2009 e coloro che operano ai più alti livelli della sua amministrazione. Possono renderlo più chiaro di così?

Il genio della macchina da guerra senza fine dell'America è che, imparando dalle fastidiose proteste contro la guerra del Vietnam, ha reso i costi della guerra in gran parte invisibili. Ciò viene compiuto accatastando tutto l'onere dei combattimenti su una fazione molto piccola e soprattutto economicamente emarginata della popolazione, utilizzando strumenti meccanizzati per consegnare violenza, e sopprimendo ogni discussione nei media mainstream sulle vittime innocenti e sulla rabbia anti-americana che questo comportamento genera.

Anche se poco visibili, i costi sono comunque pantagruelici. In termini finanziari, mentre agli americani viene detto che devono sacrificare le indennità della Previdenza Sociale e del Medicare e che devono mandare i loro figli in un sistema educativo fatiscente, il Pentagono rimane il più grande datore di lavoro del mondo e continua a spendere con un margine significativo. La mitologia della presidenza Reagan è che indusse il crollo dell'Unione Sovietica spingendola verso spese militari insostenibili e guerre: arriverà un momento in cui questa lezione si applicherà anche a noi?

Poi ci sono le minacce alla sicurezza degli americani. Con il loro governo che ha speso decenni reclamizzando orgogliosamente di essere "Una Nazione in Guerra" e portando violenza orribile nel mondo, diviene una certezza l'esistenza di persone che vogliono attaccare gli americani, quello che il governo degli Stati Uniti sostiene che sia accaduto a Boston (e quello che è accaduto più volte nel corso degli ultimi anni).

E poi c'è il costo più immateriale e più significativo: ogni anno di guerra infinita che passa, normalizza le costanti erosioni dei diritti. Il secondo mandato dell'amministrazione Bush ed i primi cinque anni della presidenza Obama sono stati dedicati a codificare ed istituzionalizzare gli enormi ed incontrollati poteri di cui si rivestono tipicamente i leader nel nome della guerra. Tali poteri di segregazione, detenzione a tempo indeterminato, sorveglianza di massa e assassinio senza processo non stanno concludendo nulla. Ora sono pratiche permanenti non solo nel sistema politico degli Stati Uniti, ma, peggio, nella cultura politica americana.

Ogni anno che passa milioni di giovani americani arrivano alla maggiore età dopo aver trascorso tutta la loro vita, letteralmente, a convivere con queste situazioni e questo clima: per loro non c'è nulla di radicale o aberrante nella loro implementazione. L'era post-9/11 è tutto quello che hanno conosciuto. E' così uno stato di guerra permanente devasta non solo i suoi obiettivi stranieri, ma anche la popolazione della nazione che promuove tale guerra.

Questa guerra finirà solo quando gli americani si renderanno conto dei costi enormi e sfaccettati che stanno sostenendo, solo per fornire maggior potere alle élite politiche della nazione e per far prosperare gli oligarchi. Ma Washington non ha nessun timore che una tale eventualità sia imminente. Si sta muovendo nella direzione opposta: pianificazione aggressiva su come radicare ed espandere ulteriormente questa guerra.

Si potrebbe pensare che se ci dovesse essere un dibattito sull'AUMF, sarebbe solo indetto per terminarlo. Il membro del Congresso Barbara Lee, che sulla base di probabili abusi del programma diede l'unico voto contrario quando venne originariamente emanato, sostiene la sua abrogazione da un po' di tempo ormai favorendo l'uso di ragionevoli misure di sicurezza per difendersi dalle minacce e applicando la legge standard per punirle (cose che si sono dimostrate molto più efficaci delle soluzioni militari). Ma proprio come è accaduto nel 2001, né lei né i suoi avvertimenti sono ritenuti sufficientemente seri da essere presi in considerazione, figuriamoci metterli in atto.

Invece, il "dibattito" sull'AUMF riconosce solo due posizioni:
  1. il Congresso dovrebbe codificare i poteri ampliati dell'amministrazione per combattere una guerra più ampia di quella prevista dall'AUMF nel 2001 (questa è la tesi del Washington Post, del suo think tank di teorici a favore della guerra e anche di molti Senatori di entrambi i partiti);
  2. l'amministrazione non ha bisogno di alcuna autorità più ampia perché è già libera di condurre una guerra globale con pochissime limitazioni secondo "l'interpretazione" deformata dell'AUMF, che sia Obama sia Bush hanno convinto i tribunali ad accettare (questa è la posizione dell'amministrazione Obama).
In altre parole, la premessa condivisa è che il governo degli Stati Uniti deve continuare a condurre una guerra illimitata e permanente, e l'unico dibattito verte se dovesse farlo in base ad una nuova legge o a quella vecchia.

Giusto per trasmettere un senso di degrado, ecco il "dibattito" a Washington: i funzionari di Obama all'audizione di ieri al Senato hanno più volte insistito sul fatto che questa "guerra" è già senza limiti geografici e senza vincoli concettuali reali. La potenza bellica dell'AUMF, hanno detto, "si estende da Boston alla [aree tribali del Pakistan]" e può essere utilizzata "ovunque in tutto il mondo, compreso l'interno della Siria, dove i ribelli del Nusra Fronte si sono recentemente alleati con gli affiliati di al-Qaeda in Iraq, o anche per quello che il senatore Lindsey Graham (R-SC) definisce 'mettere i piedi in Congo'." Il consiglio generale del Pentagono ha detto che puo' anche "autorizzare la guerra contro le forze associate di al-Qaida in Mali, Libia e Siria." Il neo-eletto senatore indipendente Angus King, dopo aver ascoltato come l'amministrazione Obama interpreta i suoi poteri di guerra sotto l'AUMF, ha detto:

Questa è l'udienza più sorprendente e più inquietante a cui abbia mai preso parte da quando sono qui. Avete sostanzialmente riscritto la Costituzione oggi.

L'ex-ufficiale Jack Goldsmith, che ha testimoniato all'udienza, ha sintetizzato ciò che è stato detto: i funzionari di Obama hanno sostenuto che "avevano l'autorità nazionale per usare la forza in Mali, Siria, Libia e Congo, contro le minacce terroristiche islamiste"; che "stavano considerando attivamente le minacce emergenti e la possibilità di tornare al Congresso per nuove autorità contro queste minacce, ma attualmente non ne hanno bisogno"; che "il conflitto autorizzato dall'AUMF non era affatto finito"; e che "alcuni membri della Commissione erano rimasti sorpresi dalla vastità dell'interpretazione dell'AUMF." Facendo dell'ironia pungente sulla macchina da guerra americana, apparentemente uscita fuori dalla pellicola de Il Dottor Stranamore, Goldsmith ha aggiunto:

Anche all'interno dell'Armed Services Committee se lo chiedono in molti contro chi stiano combattendo gli Stati Uniti e dove, e come vengono fatte tali determinazioni.

Nessuno sa davvero contro chi siano in guerra gli Stati Uniti, o dove. Tutti sanno solo che è di vitale importanza che questo continui a tempo indeterminato.

In risposta a ciò, l'unico vero movimento del Congresso è quello di pensare a come approvare una nuova legge per ampliarne ancora di più l'autorizzazione. Ma è un dibattito inutile e illusorio, che interessa solo i pretesti ed i simboli utilizzati per giustificare quello che sarà, in ogni caso, una guerra permanente e senza limiti. Il dibattito a Washington sull'AUMF non è altro che una discussione su quante foglie di fico siano ancora necessarie per far apparire il tutto abbastanza legale.

L'amministrazione Obama rivendica già il potere di muovere una guerra senza fine e senza limiti, in una segretezza pressoché totale e soprattutto senza vincoli e senza vigilanza. Nessuna istituzione con un briciolo di potere contesta questa posizione. Al contrario, gli unici che esercitano un'influenza reale -- il Congresso, i tribunali, i media dell'establishment, la classe plutocratica -- favoriscono la continuazione di questa guerra e pensano solo a come alimentarla ulteriormente. Ciò continuerà a meno che (e fino a quando) gli americani non si renderanno conto di quale sia il prezzo che stanno pagando per questo sfoggio di spese di guerra e di aggressione senza fine.



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Anche se non sono un fan dell'insensata paccottiglia patriottica, si deve riconoscere, se si vuole essere onesti, che a volte produce scene altamente esilaranti del tipo che pochi altri sono in grado di produrre.

In una nota correlata: quando il Procuratore Generale Eric Holder ha parlato dei tabulati telefonici di Associated Press richiesti dal Dipartimento di Giustizia -- consegnati, si suppone, al fine di trovare la fonte della storia su un attacco terroristico sventato con successo nello Yemen -- ha parlato anche della fuga di notizie su cui Associated Press stava indagando: "se non è la più grave, è tra le prime due o tre fughe di notizie più gravi che io abbia mai visto." Ma ieri il Washington Post ha riferito che i funzionari della CIA hanno dato il via libera ad AP affinché riportasse questa storia, basata in parte sul fatto che l'amministrazione stessa prevedeva di fare un annuncio formale vantandosi del suo successo nell'aver sventato l'attacco. Nel frattempo, il prezioso Marcy Wheeler propone una tesi forte secondo cui l'amministrazione Obama si è impegnata in una campagna di allarmismo su questa trama che sapevano di essere falsa -- il tutto allo scopo di giustificare gli "attacchi dei droni" in Yemen annunciati dal presidente.

La lezione fondamentale avremmo ormai dovuto impararla da tempo: nulla è meno affidabile delle affermazioni non controllate dei funzionari politici il cui comportamento viene giustificato da Minacce alla Sicurezza Nazionale e dal desiderio di Tenerci al Sicuro.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/


2 commenti:

  1. Codesto solo oggi possiamo dirti,
    ciò che non siamo, ciò che non vogliamo.

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  2. Si sta, come d'autunno, sugli alberi, le foglie.

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