mercoledì 9 novembre 2016

Non ci vorrà molto prima che le banche centrali si facciano saltare in aria





di David Stockman


I banchieri centrali di tutto il mondo sono alle strette. Non sanno fermare le loro stampanti monetarie perché i front-runner e i robo-trader le hanno prese in ostaggio. Recenti sviluppi presso le tre principali banche centrali, ci forniscono la prova che la fine dell'attuale Finanza delle Bolle è prossima.

Il Financial Times oggi riporta un pezzo sul traguardo raggiunto dal QE della BCE, ovvero, mille miliardi di euro in acquisti di obbligazioni e il dilemma se continuare o no il programma oltre la data di scadenzasegnata per il prossimo marzo. In una parola, è a corto di debito sovrano da comprare, ma anche un accenno della fine di tal programma potrebbe spaventare il "mercato" scatenando una drastica valanga di vendite:

Sin dal voto della Gran Bretagna per uscire dall'UE, la discesa dei rendimenti dei titoli nella zona Euro ha ridotto drasticamente lo stock di titoli di stato europei al di sopra della soglia di rendimento impostata dal programma della BCE — sollevando preoccupazioni che la BCE dovrà attuare modifiche per evitare l'esaurimento delle obbligazioni da comprare [...].

"Ci sono diverse stime sul quando la BCE impatterà contro un muro, perché non fornisce un'analisi dettagliata dei titoli che possiede già — ma tutti sono d'accordo che è vicina a raggiungere il suo limite," ha dichiarato Aman Bansal, stratega dei tassi d'interesse presso Citi. "E non può rallentare il ritmo degli acquisti delle obbligazioni senza inviare un segnale ai mercati che qualcosa non va."

L'implicazione è sorprendente. L'attuale soglia della BCE prevede acquisti di obbligazioni con un rendimento negativo non superiore allo 0.4%. Eppure, secondo il FT, entro la fine dell'anno non rimarranno più bund tedeschi d'acquistare in base a questo standard.

Sì, i tedeschi sono stati l'ultimo baluardo di relativa rettitudine fiscale sul pianeta, ma questo non significa che la nazione soffra di una mancanza di debito pubblico. Infatti, la Germania ne ha attualmente $2,000 miliardi e non si è affatto contratto in questo secolo.




Quindi la prospettiva che presto non ci saranno bund ammissibili per l'acquisto, significa che la totalità del debito pubblico della Germania sarà sepolta nel congelatore del sotto zero. Già oggi il decennale tedesco è scambiato al -0.09%, il che significa che la curva della maturità presto rappresenterà l'assurdità di tutto il regime delle banche centrali keynesiane.

Vale a dire, non esiste una teoria in economia secondo cui un qualsiasi governo dovrebbe essere pagato per prendere in prestito denaro dagli investitori. E questo è vero anche se si ignora la storia del secolo scorso, in cui nessun governo ha evitato le tentazioni della dissolutezza fiscale e dell'accumulo inesorabile di debito; e la realtà empirica ci sta dicendo che in futuro la Germania e ogni altra grande economia sviluppata sarà gravata da due problemi significativi: una forza lavoro in contrazione e programmi assistenziali statali monumentali.

Il fatto è che non esiste alcuna base plausibile per obbligazioni sotto lo zero, anche in un mondo di rettitudine fiscale e bilanci in pareggio. Questo perché anche con un rischio di credito pari a zero, le obbligazioni a lungo termine hanno bisogno come minimo di un rendimento reale del 2% per compensare i risparmiatori per il valore del denaro nel tempo.

Con un rendimento negativo dello 0.5%, per esempio, il livello generale dei prezzi dovrebbe diminuire del 23% nei prossimi 10 anni per far quadrare i conti; e dovrebbe diminuire del 40% nel caso l'esempio precedente avesse un'obbligazione a 20 anni.

Inutile dire che una cosa del genere non accadrà né in questo mondo, né nel prossimo. Né vi è un briciolo di esperienza storica che ne confermi la possibilità reale.

Infatti, malgrado la deflazione della Grande Depressione, il livello dei prezzi nel 1938 era ben al di sopra di quello nel 1912, prima dell'inizio della grave inflazione della Grande Guerra. I patrioti ingenui che acquistarono titoli obbligazionari Liberty, non ricevettero mai indietro i loro soldi in termini reali.

In breve, non esiste più un "mercato" obbligazionario nel mondo. Quello che abbiamo è un casinò per i cosiddetti front-runner, in cui il debito è stato valutato dalla Gigantesca Offerta d'Acquisto delle banche centrali. E a differenza degli investitori con denaro reale, le banche centrali sono completamente anelastiche. Draghi è concentrato con i suoi $90 miliardi al mese di QE e Kuroda è ossessioanto a raggiungere il 2% d'inflazione, costi quel che costi.

Ed è per questo che i banchieri centrali sono intrappolati. Gli speculatori obbligazionari hanno ricevuto una manna superiore a quella elargita dalla FED di Greenspan.

Ad esempio, ecco il guadagno del 5X sul decennale italiano da quando Draghi s'è offerto di sottomettere la BCE agli speculatori fast money di Londra e New York pronunciando il suo ukase nel luglio 2012. In altre parole, il piccolo ammontare di patrimonio netto (inferiore al 10%) necessario per comprare questi bond sul mercato a pronti, è stato remunerato con rendimenti faraonici.




Questo è anche il motivo per cui il trader obbligazionario citato sopra, ha centrato il punto. Distruggendo il mercato obbligazionario e scatenando una baldoria di gioco d'azzardo, i banchieri centrali del mondo hanno realmente preso in ostaggio sé stessi. Se continuano a stampare denaro al tasso corrente di $2,500 miliardi all'anno, distruggeranno il sistema monetario del mondo — e apparentemente anche loro hanno compreso d'aver imboccato questo vicolo cieco.

Ma ricorrendo alle loro stampanti monetarie e sfornando tassi mai immaginati prima, hanno generato una gigantesca torre di plusvalenze nei portfoli degli speculatori di tutto il pianeta. Al primo segno che la Grande Offerta d'Acquisto delle banche centrali sta per essere abbandonata, i fast money venderanno tutto al fine d'intascare i loro guadagni e uscire prima della grande deflagrazione della bolla obbligazionaria.

In tal caso, non si potranno contenere le vendite a meno di monetizzare tutto il mercato obbligazionario sovrano da $40,000 miliardi.

Questa situazione è esattamente il motivo per cui il pazzo Kuroda ha ancora una volta pronunciato l'assurdità secondo cui non esiste "nessun limite" all'espansione monetaria. Nelle ultime settimane il mercato giapponese dei titoli di stato è stato infestato da voci secondo cui la BOJ si potrebbe prendere una pausa dalla sua campagna di QE, a causa dell'impatto distruttivo che sta avendo sul sistema bancario giapponese. Infatti già possiede quasi il 40% del debito pubblico del Giappone.

Il trentennale giapponese rendeva lo 0.54% lunedì scorso, rispetto allo 0.04% del 6 luglio. In un mondo economicamente sano, 50 bps di differenza sarebbero un errore di arrotondamento, ma non con lo zero bound. Al contrario, se i front-runner hanno fatto incetta di trentennali giapponesi, dovevano essere veloci a premere il pulsante "vendere" al fine d'evitare il completo annientamento.

Così il governatore della banca centrale del Giappone è di nuovo arrivato in soccorso, volente o nolente:

Kuroda ha anche escluso una cessazione dell'allentamento monetario, in vigore ormai da più di tre anni [...]. "Una riduzione del livello dell'allentamento della politica monetaria, richiesto da alcuni partecipanti al mercato, non sarà preso in considerazione" ha detto in un riesame della politica in corso [...]. Raggiungere l'obiettivo d'inflazione al 2% avrebbe "enormi" benefici, ha detto. "Ci può essere una situazione in cui le misure drastiche sono giustificate, anche se potrebbero comportare costi", ha continuato.

Gente, la ricerca fanatica di Kuroda del 2% d'inflazione non è solo la prova che i nostri banchieri centrali keynesiani sono diventati dementi; è un segno di un disturbo mentale definitivo.

Chiunque competente in matematica elementare, può vedere che il cosiddetto problema della deflazione in Giappone è essenzialmente importato e completamente al di là della capacità d'intervento della BOJ; e questo supponendo che un 2% d'inflazione sia economicamente benigno, cosa che decisamente non è.

Il Giappone è un arcipelago in cui manifattura e processazione dei materiali, regnano sovrani. La sua economia genera una grande quantità di valore aggiunto, ma la catena di produzione inizia con minerali importati e altre materie prime, ed è alimentata quasi al 100% (a parte la sua manciata residua di centrali nucleari) da idrocarburi importati.

Quando i prezzi delle sue importazioni sono scesi del 28% negli ultimi due anni, a causa della deflazione globale attualmente in corso, perché qualcuno sano di mente avrebbe dovuto aspettarsi che l'IPC sarebbe aumentato del 2% l'anno?

E dal momento che ciò significa anche che i termini di scambio sono in miglioramento per il Giappone, perché un IPC piatto dovrebbe essere considerato un problema?




Oltre a ciò, a luglio l'indice IPC del Giappone si trovava esattamente dov'era nel 1993. Quindi durante gli ultimi 23 anni non c'è stata alcuna deflazione. Quello che affligge il Giappone è una questione riguardante il lato dell'offerta — non la prova che ha bisogno di più inflazione, debito e follia monetaria.




E questo ci porta al centro del manicomio dei banchieri centrali, che al momento è occupato dal vice-presidente della FED, Stanley Fischer, il quale la scorsa settimana ha rilevato che il mercato del lavoro degli Stati Uniti è "molto vicino alla piena occupazione."

Vediamo. Altri dati sul mondo del lavoro, e cosa abbiamo ottenuto? Più part-time, più "posti di lavoro" a bassa retribuzione, 102 milioni di adulti ancora senza lavoro, praticamente una non-crescita delle ore lavorate sin da gennaio.

Vale a dire, mancano ancora all'appello 1.4 milioni di "posti di lavoro da capofamiglia" negli Stati Uniti rispetto a quando nel gennaio 2001 Bill Clinton stava preparando le valigie per uscire dalla Casa Bianca.




Il punto chiave è questo: la dichiarazione di Fischer, "missione compiuta", a fronte di un evidente fallimento nella ripresa di Main Street, è una manovra puramente da paraculi.

La deflazione globale imminente e la recessione, proveranno che 93 mesi di ZIRP e $3,500 miliardi di QE sono stati un fallimento completo. Ma questo insopportabile keynesiano ha il coraggio di rivendicare un roboante successo prima che la più grande catastrofe monetaria della storia inizi la sua implosione inesorabile.

La fine dei giochi del settore bancario centrale keynesiano è davvero vicina. La follia di Draghi, Kuroda e Fischer sono più che un semplice preavviso.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/


6 commenti:

  1. Ciao Francesco, ti chiedevo se è possibile a breve trovare il libro "road to ruin" di Jim Rickards, tradotto italiano, qualora stessi curando tu l'eventuale pubblicazione italiana. Grazie a presto!

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    1. Ciao Dino.

      Al momento sto curando l'uscita di un mio libro cartaceo (temi extra economici) il prossimo 21 dicembre. Oltre a ciò per l'anno prossimo spero di pubblicare un nuovo libro su temi economici, sempre scritto da me, e che vada a completare l'ebook L'Economia è un gioco da ragazzi. In dirittura d'arrivo c'è anche la traduzione di Rise and Fall of Society di Frank Chodorov. Comunque per quanto riguarda questo di Rickards posso pensarci. Dipende da come devo muovermi per i diritti d'autore ed eventuali editori disposti a coprire la stampa.

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  2. Mi accodo alla richiesta di Dino.

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  3. Risposte
    1. Ti dai alle profezie prossime venture?

      Riccardo Giuliani

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    2. si, proprio "mi dò"... verso le seychelles

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