venerdì 23 dicembre 2016

Gli elfi del capitalismo

Eccoci in prossimità del Natale, e un nuovo anno è in procinto di volgere al termine. La pubblicazione di oggi è sostanzialmente una potente lezione riguardo il sistema capitalista e la sua funzione fisiologica all'interno della società. Non un sistema produttivo "predatore", come ritenuto da parecchi individui, bensì un sistema produttivo in sintonia con le esigenze di consumatori e produttori. Ovviamente, quando lo stesso non viene trasformato in un mostro clientelare manipolato e distorto da una ristretta cerchia d'individui in cerca di mantenere le proprie poltrone di comando. Il sistema produttivo capitalista altro non è che un miracolo. Nessuno di noi sa come funziona, ma siamo tutti noi che siamo in grado di farlo funzionare. Questa è la lezione di Leonard Read nel suo magnifico saggio "Io, la matita". La versione moderna del saggio di Read è rappresentata dal programma televisivo "Come è fatto." Un riassunto di questa lezione ce lo offre oggi Tucker con l'analisi di una favola di Natale, puntualizzando come la libertà sia il cardine cruciale della vita umana e come lo scambio volontario sia un atto per migliorare reciprocamente le proprie esistenze. Questo spazio informativo, ad esempio, continua ad esistere solo perché i lettori che lo leggono seguono appassionati ciò che viene pubblicato e lo sostengono attivamente. È per questo che esorto voi, cari lettori e lettrici, a lasciare una donazione sul blog cliccando sul pulsante Paypal qui sulla colonna di destra (non fatelo su siti terzi, ma solo qui sul blog). Oppure acquistando una copia dei miei lavori sullo shop di Freedonia. Ringraziandovi lettori e lettrici, auguro a voi tutti un sereno Natale.
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di Jeffrey Tucker


Una ragione per cui le fiabe dei fratelli Grimm hanno molto appeal è perché mostrano un mondo che ci è familiare, un mondo che era appena stato "inventato" nel XIX secolo, quando queste storie vennero stampate e diffuse per la prima volta. Parlano di persone, scene ed eventi che influenzano quella che noi oggi chiamiamo classe media, o borghesia. Sì, le storie hanno re, regine, principi e principesse, ma più spesso le nostre simpatie come lettori ricadono sulle persone semplici ed i loro trionfi.

Sia Marx che Mises concordavano sul fatto che quella che noi chiamiamo classe media, era una nuova creazione nella storia del mondo ed era nata dal capitalismo. Le voragini di casta che una volta persistevano tra i contadini ed i signori, tra quelli privilegiati per titolo e concessioni di terre e quelli destinati a servirli, vennero colmate con l'avvento della società commerciale. Il possesso universale di beni e denaro sostituì la servitù e il baratto, ed i rapporti di scambio tra la gente sostituirono gradualmente le associazioni per nascita e casualità. Il segno distintivo di questa nuova classe media fu la prospettiva di progresso sociale attraverso una prosperità crescente. Una classe fluida, quindi, sostituì caste fissi.

Questo era il mondo che faceva da sfondo ai racconti dei fratelli Grimm.

Un grande esempio è il racconto breve intitolato "Gli elfi e il calzolaio". Un calzolaio, non per colpa sua, era diventato talmente povero che gli rimaneva solo il cuoio per fare un paio di scarpe. La sera tagliò la tomaia per metterla in lavorazione il giorno dopo e, con la coscienza pulita andò tranquillamente a letto, si raccomandò a Dio e si addormentò.

La mattina, dopo aver detto le sue preghiere, voleva mettersi al lavoro, ma le scarpe erano sul deschetto belle e pronte. Si meravigliò e non sapeva cosa dire. Prese le scarpe in mano per osservarle meglio ed erano fatte così bene che nemmeno un punto era sbagliato, proprio un capolavoro come doveva essere. Subito dopo entrò un cliente e le scarpe gli piacquero talmente che le pagò più del solito. Con quella somma il calzolaio poté acquistare il cuoio per due paia di scarpe. La sera le tagliò per mettersi al lavoro la mattina di buona voglia, ma non ce ne fu bisogno: quando si alzò le scarpe erano già finite e non mancarono i compratori che gli diedero tanto denaro da acquistare il cuoio per ben quattro paia di scarpe. Di buon mattino trovò pronte anche queste altre quattro paia e così andò via. Quello che tagliava la sera era pronto al mattino così che ben presto egli poté di nuovo vivere più che bene e finì per diventare un uomo benestante.

Ora accadde che una sera, era vicino il Natale, l’uomo preparò le scarpe tagliate e, prima di andare a letto, disse alla moglie: “Cosa diresti se questa notte stessimo svegli per vedere chi ci aiuta con mano così generosa?” La donna acconsentì, accese una candela e si nascosero dietro gli abiti che erano appesi nella stanza e cominciarono a fare la guardia. A mezzanotte arrivarono due omini nudi, si misero al deschetto, presero tutto il cuoio preparato, cominciarono coi loro ditini a forare, cucire e battere talmente in fretta che il calzolaio non poteva distogliere lo sguardo dalla meraviglia. E non si smisero finché non furono alla fine, con le scarpe belle e pronte sul deschetto, poi svelti se ne andarono. La mattina dopo la donna disse: “Quegli ometti ci hanno fatto diventare ricchi e noi dovremo essere loro riconoscenti. Vanno in giro con niente addosso e devono aver freddo. Sai cosa? Cucirò per loro una camicina, una giacca, un panciotto e un paio di calzoncini e tu aggiungi un paio di scarpine”. L’uomo rispose: “D’accordo”. La sera quando ebbero tutto finito, misero sul deschetto i regali al posto del cuoio e si nascosero per vedere che faccia avrebbero fatto gli gnomi.

A mezzanotte arrivarono saltellando e volevano mettersi al lavoro ma, invece del cuoio, trovarono i bei vestitini. Prima si stupirono, poi mostrarono una gran gioia. A tutta velocità li indossarono, se li sistemarono e cantarono: Non siamo forse giovanotti belli e gai? Basta fare i calzolai! Poi saltarono e ballarono e fecero capriole sulle sedie e sulle panche. Infine, ballando, giunsero alla porta. Da allora in poi non tornarono più, ma il calzolaio se la passò bene ed ebbe fortuna in tutto ciò che faceva.

Possiamo vedere in questa storia l'archetipo di quello che allora era il successo della classe media nel quadro di una società commerciale. La coppia passò dalla povertà alla ricchezza in tempi relativamente brevi. Ciò non a causa di favori di re o per la scoperta di un tesoro, tanto meno per furto o pirateria, ma semplicemente in virtù del lavoro e del commercio, insieme all'aiuto di alcuni benefattori.

Traslate questa storia ai giorni nostri: siamo tutti nella posizione di calzolai poveri con benefattori. In uno stato di natura, dovremmo lottare per la sopravvivenza, come ha fatto la maggior parte di tutta l'umanità dall'inizio della storia documentata fino al tardo medioevo, quando cominciarono ad apparire all'orizzonte le prime luci del capitalismo. Nel corso delle centinaia d'anni successive, e in particolare nel corso del XIX secolo, la vita stessa passò attraverso una trasformazione. Lo stato di natura venne sconfitto e il mondo si asservì completamente al benessere umano.

Come William Bernstein riassume bene: "A partire dal 100 d.C. circa, vi fu un miglioramento nel benessere del genere umano, ma era così lento ed inaffidabile da essere impercettibile durante la vita media (25 anni) di una persona. Poi, non molto tempo dopo il 1820, la prosperità iniziò a scorrere lungo un torrente sempre crescente; dopo ogni generazione, la vita del figlio sarebbe diventata più comoda, informata e prevedibile di quello del padre."

Siamo nati in un mondo di straordinaria prosperità che la nostra generazione non ha creato. Abbiamo l'aspettativa di vivere fino alla vecchiaia, ma questa situazione è del tutto nuova nella storia, un'aspettativa che abbiamo potuto avere solo dal 1950. Anche il cambiamento numerico della popolazione riflette tale mutamento. Probabilmente c'erano circa 250 milioni di persone in vita 2,000 anni fa, e c'è voluto fino al 1800 affinché si raggiungesse il miliardo. Centoventi anni dopo, questo numero è raddoppiato. Nel 1960 vivevano sul pianeta tre miliardi di persone, ed oggi ce ne sono 7 miliardi. Quello che abbiamo è un mondo in stagnazione e stasi dall'inizio della storia documentata fino alla rivoluzione industriale, quando il genere umano sperimentò dapprima uno stile di vita così come la conosciamo oggi.

Se tutti noi fossimo il calzolaio nella storiella qui sopra, il mondo prospero in cui viviamo — il mondo che ci concede smartphone, assistenza sanitaria, benzina per le nostre auto e la capacità di comunicare in video e in tempo reale con il clic di un pulsante — potrebbe essere considerato come gli elfi che durante la notte erano venuti a trasformare la pelle in un prodotto commerciabile. La maggior parte di noi non ha fatto nulla di proprio merito affinché beneficiassimo di questo fantastico mondo. Alla nostra nascita, ci siamo svegliati la mattina e abbiamo trovato il paio di scarpe finite.

Ciò che mi sembra strano è che il calzolaio e sua moglie abbiano aspettato tanto prima di voler capire chi o cosa stesse trasformando la loro pelle in scarpe. Davvero hanno potuto vivere per mesi senza voler sapere chi o cosa li stesse facendo diventare ricchi?

Ma è così che oggi si comporta ognuno di noi. Siamo circondati da bellezze in questo mondo plasmato dall'uomo, un mondo completamente diverso da quello che è esistito nel 99.9% del resto della storia umana. E ben pochi si preoccupano d'indagare le cause! Diamo tutto per scontato.

Usiamo la nostra tecnologia, mangiamo cibi provenienti da tutto il mondo in vendita a pochi isolati da casa nostra, saliamo su aerei che ci portano verso qualsiasi destinazione sul pianeta, possiamo comunicare con chiunque e ovunque, e abbiamo un'aspettativa di vita intorno agli 80 anni e oltre; ciononostante siamo notevolmente indifferenti e privi di curiosità riguardo quelle forze che operano all'interno di questo mondo e l'hanno trasformato da inferno a paradiso terrestre.

In realtà, la situazione è peggiore. Molti sono apertamente ostili alle istituzioni e alle idee che hanno dato origine alla nostra epoca di abbondanza. Tutti vediamo le proteste in televisione in cui folle di giovani "armati" di iPhone, alzano i pugni arrabbiati con la società commerciale, il capitalismo e l'accumulo di capitale, e richiedono il tipo di controlli, espropriazioni e irreggimentazioni che ci porteranno indietro al tempo delle caste, della povertà e delle vite misere. Stanno complottando per uccidere gli elfi.

Nella fiaba ci sono solo due elfi. Nel mondo reale gli studiosi dicono che ce ne sono sei...

Il primo è la proprietà privata, senza la quale non ci può essere controllo sul mondo che ci circonda. Non sarebbe necessaria se ci fosse sovrabbondanza di tutte le cose, ma la realtà della scarsità significa che la proprietà esclusiva è la prima condizione che ci permette di migliorare il mondo. La proprietà collettiva è una frase priva di senso, in quanto stiamo parlando di risorse scarse.

Il secondo è lo scambio. Fino a quando sono volontari, tutti gli scambi avvengono con l'aspettativa di un reciproco vantaggio. Lo scambio è un passo oltre il dono, perché la vita di entrambe le parti migliora con l'acquisizione di qualcosa di nuovo. Lo scambio è ciò che rende possibile la formazione di rapporti di cambio e, in un'economia monetaria, lo sviluppo di bilanci per il calcolo dei profitti e delle perdite. Questo è il fondamento della razionalità economica.

Il terzo è la divisione del lavoro che permette a tutti di beneficiare dalla cooperazione per un arricchimento reciproco. Vuol dire di più che dividere le attività produttive. Si tratta d'integrare tutti nel grande progetto della costruzione della civiltà. Anche il maestro di tutti i talenti e competenze può beneficiare cooperando coi lavoratori meno qualificati in mezzo a noi. La scoperta di questa realtà è l'inizio della vera illuminazione. Ciò significa la sostituzione di una guerra commerciale e dello sfruttamento con la cooperazione.

Il quarto è l'imprenditorialità, che coraggiosamente squarcia il velo dell'incertezza e ci porta verso il futuro dove risiede ogni sorta di progresso materiale. L'incertezza del futuro è una realtà che lega tutta l'umanità; gli imprenditori sono quelli che non temono questa condizione, ma piuttosto la considerano come un'opportunità per migliorare la vita degli altri, ad un profitto.

Il quinto è l'accumulo di capitale, l'accumulo di beni che non sono prodotti per il consumo, ma per la produzione di altri beni. Il capitale è ciò che rende possibile ciò che F. A. Hayek definiva "l'ordine esteso", il macchinario intertemporale che stabilizza gli eventi della vita nel corso del tempo. Il capitale rende possibile la pianificazione imprenditoriale. Rende possibile l'assunzione della forza lavoro. Consente agli investitori di pianificare e costruire un futuro luminoso.

Il sesto elfo non è un'istituzione, ma uno stato d'animo. È il desiderio di una vita migliore e la convinzione che possa avverarsi se compiamo i passi giusti. Credere nella possibilità di progresso. Se perdiamo questa prospettiva, perdiamo tutto. Anche se tutte le altre condizioni sono in atto, senza l'impegno intellettuale e spirituale a scacciare sempre di più lo stato di natura, scivoleremo solamente nel baratro. Questo stato d'animo è l'essenza della cosiddetta mente occidentale, e che ora s'è diffusa in tutto il mondo.

Insieme, questi elfi costituiscono una squadra con un nome, e quel nome è capitalismo. Se non vi piace questo nome, lo potete chiamare in modo diverso: libero mercato, libera impresa, società libera, liberalismo, o come volete. Ciò che conta non è il nome della squadra, ma i suoi elementi costitutivi.

Lo studio dell'economia è molto simile alla decisione del calzolaio di rimanere alzato per scoprire la causa della sua fortuna. Erano elfi e non avevano vestiti. Ottennero vestiti come ricompensa per il loro servizio. Anche noi dovremmo fare vestiti per quelle istituzioni che hanno migliorato il nostro mondo e proteggerle, così, dagli elementi e dai loro nemici. E anche se dopo se ne andranno via nel cuore della notte, non dobbiamo mai dimenticare ciò che hanno fatto per noi.

Saluti,


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/


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