giovedì 16 novembre 2017

La magia del moltiplicatore keynesiano





di Frank Shostak


Per la maggior parte degli economisti e dei commentatori finanziari, il cuore della crescita economica è l'aumento della domanda di beni e servizi. Secondo loro la salita o la discesa della domanda catalizza aumenti e diminuzioni della produzione di beni e servizi. Si ritiene inoltre che la produzione totale dell'economia aumenti in base al multiplo delle spese da parte dello stato, dei consumatori, o delle imprese.

Un esempio illustrerà come un aumento della spesa possa aumentare l'output complessivo di un multiplo di suddetta spesa.

Supponiamo che in base ad un dollaro ricevuto, gli individui spendano $0.90 e risparmino $0.10. Inoltre supponiamo che i consumatori aumentino le loro spese di $100 milioni. Di conseguenza i ricavi dei dettaglianti aumenteranno di $100 milioni. I dettaglianti, in risposta all'aumento del loro reddito, consumeranno il 90% dei $100 milioni, cioè aumenteranno le spese per beni e servizi per $90 milioni. I destinatari di questi $90 milioni ne spenderanno a loro volta il 90%, cioè $81 milioni. Poi i destinatari di questi $81 milioni spenderanno il 90% di questa somma, pari a $72.9 milioni e così via. Si noti che la caratteristica chiave di questo modo di pensare è che la spesa di una persona diventa il reddito di un'altra.

In ogni fase della spesa le persone spendono il 90% dei redditi che ricevono. Questo processo finisce con una produzione totale superiore a $1 miliardo (10 * $100 milioni) rispetto a prima che i consumatori avessero aumentato la loro spesa iniziale di $100 milioni.

Da notare che più si spende, maggiore sarà il moltiplicatore e quindi l'impatto della spesa iniziale sull'output complessivo. Ad esempio, se le persone cambiano le proprie abitudini e spendono il 95% di ogni dollaro, il moltiplicatore diventerà 20. Viceversa, se decidono di spendere solo l'80% e risparmiare il 20%, il moltiplicatore sarà 5. Tutto ciò significa che meno è il risparmio, maggiore sarà l'impatto sull'output complessivo grazie all'aumento della domanda complessiva.

Seguendo questa logica non sorprende se oggi la maggior parte degli economisti ritiene che attraverso stimoli fiscali e monetari è possibile evitare che un'economia cada in recessione.

Infatti l'ex-presidente della Federal Reserve, Ben Bernanke, ha addirittura suggerito che ci sono buone probabilità che i soldi che vanno in tasca a persone con un reddito medio/basso verranno spesi nel breve termine — per cui questa prospettiva sarà più utile per la crescita economica.[1]

Lo sciamano del potere magico del moltiplicatore, John Maynard Keynes, scrisse:

Se il Ministero del Tesoro dovesse riempire vecchie bottiglie con banconote, seppellirle in varie miniere di carbone, poi riempite di rifiuti e lasciare alle imprese private il compito di scavare e riportarle in superficie (col diritto di farlo ottenuto mediante gare d'appalto), non ci sarà più disoccupazione e con l'aiuto delle ripercussioni, del reddito reale della comunità e del suo capitale, anche la ricchezza probabilmente diventerà molto più grande di quanto lo sia adesso.[2]



Il moltiplicatore è reale?

Più risparmio è un male per l'economia come indica il modello del moltiplicatore?

Un produttore di beni di consumo produce un determinato livello di tali beni. Se tale livello di produzione è sufficiente solo per i bisogni personali di quel produttore, allora non può scambiare nulla per altri beni e servizi di altri produttori. In altre parole, non può esserci domanda da parte di questo produttore per l'output di altri produttori se la produzione non è superiore al livello richiesto per sostenere la sua sussistenza.

Ciò vale anche per tutti i produttori in tutta l'economia — senza una produzione in eccesso (ossia, l'eccesso di offerta), non ci può essere domanda e nessuna capacità di spendere per entrare in possesso della produzione di altri.

Oggi i proprietari dei beni di consumo invece di scambiarli per altri beni di consumo, potrebbero decidere di utilizzarli per assicurarsi strumenti e macchinari migliori. Con strumenti e macchinari migliori, sarà possibile accedere nel futuro ad una produzione maggiore e ad una migliore qualità dei beni di consumo.

Si noti che trasferendo una parte dei rispettivi beni di consumo alla produzione di utensili e macchinari, i proprietari dei beni di consumo trasferiscono i loro risparmi reali a persone specializzate nel realizzare questi strumenti e macchinari. I risparmi reali sostengono questi individui, mentre sono impegnati a creare questi strumenti e macchinari.



Prima di spendere dobbiamo produrre

Una volta costruiti questi strumenti e macchinari, ciò consente un aumento della produzione complessiva di beni di consumo. Mentre il flusso della produzione si espande, ciò consente di ottenere ulteriori risparmi, ceteris paribus, il che a sua volta consente un ulteriore aumento della produzione di utensili e macchinari. Questo a sua volta consente di far aumentare ulteriormente la produzione di beni di consumo, vale a dire, aumentare il potere d'acquisto nell'economia. Quindi, contrariamente al pensiero popolare, più risparmi espandono piuttosto che contrarre il flusso produttivo dei beni di consumo.

Può un aumento della domanda dei beni di consumo portare ad un aumento della produzione globale per un multiplo del primo aumento della domanda? No. L'aumento della domanda di beni e servizi è limitato dall'aumento dei risparmi reali.

Si noti che una volta che l'offerta di beni aumenta, ciò consente un aumento della domanda di beni, ceteris paribus. È l'aumento della produzione di beni che dà origine ad una maggiore domanda di beni, proprio grazie all'eccedenza per superare la sussistenza.

Abbiamo visto che ciò che consente l'espansione dell'offerta di beni di consumo è l'aumento dei beni strumentali o di strumenti e macchinari. Ciò che a sua volta consente l'aumento degli strumenti e delle macchine è il risparmio reale. Possiamo quindi dedurre che l'aumento del consumo deve essere in linea con l'aumento della produzione. Da ciò si può anche dedurre che il consumo non induce l'aumento della produzione per un multiplo dell'incremento del consumo. L'aumento della produzione è in linea con l'aumento del risparmio reale e non è vincolato alla domanda dei consumatori in quanto tale. La produzione non può espandersi senza il sostegno dei risparmi reali, cioè, qualcosa non può emergere dal nulla.



Aumento della domanda senza aumento della produzione e del risparmio

Esaminiamo l'effetto di un aumento della domanda statale sulla produzione complessiva dell'economia.

Può una tale domanda dare origine a più output come sostiene il punto di vista popolare? Al contrario, impoverirà i produttori. I produttori saranno costretti a cedere il loro prodotto in uno scambio di beni e servizi che avranno una priorità inferiore sulla lista dei desideri degli altri produttori, e questo a sua volta indebolirà il flusso di produzione dei beni di consumo. Ancora una volta, come si può vedere, non solo l'aumento delle spese statali non aumenta l'output complessivo, ma al contrario ciò porta all'indebolimento del processo di creazione di ricchezza in generale. Secondo Mises:

[...] bisogna sottolineare che un governo può spendere o investire solo ciò che toglie ai suoi cittadini e che la sua spesa ed investimenti aggiuntivi riducono la spesa e gli investimenti dei cittadini.[3]

Ma forse l'introduzione del denaro in questo scenario rende possibile il moltiplicatore?

L'introduzione del denaro non altera le nostre conclusioni. Il denaro aiuta solo a facilitare il commercio tra i produttori — non genera niente di materiale o reale.

Parafrasando Jean Baptiste Say, Mises disse che:

Le merci, dice Say, in definitiva non sono pagate coi soldi, ma con altre merci. Il denaro è semplicemente il mezzo di scambio comunemente usato; gioca solo un ruolo di intermediario. Quello che il venditore vuole alla fine ricevere in cambio delle merci vendute, è altre merci.[4]

Quando un individuo aumenta la sua spesa di $100, ciò significa che ha abbassato la sua domanda di denaro per lo stesso ammontare. Possiamo anche dire che l'individuo ha esercitato la sua domanda su beni risparmiati per il valore di $100. Il venditore di beni acquisisce quindi un credito di $100 sui risparmi reali. Possiamo anche dire che la domanda di denaro del venditore è aumentata di $100. Tutto ciò, tuttavia, non porta ad un aumento complessivo della produzione, come suggerito dal punto di vista popolare. Ciò che abbiamo qui è che le rivendicazioni sui risparmi reali sono state spostate da un individuo ad un altro. L'aumento della spesa monetaria non porta ad alcun aumento del reddito reale nell'economia. Allo stesso modo, se il venditore ora spende il 90% dei $100, tutto ciò che avremo è una situazione in cui la sua domanda di denaro è diminuita a $90, cioè ha esercitato la sua domanda sul bacino esistente di beni reali per un valore di $90. (La domanda di denaro di qualcun altro è ora aumentata di $90.)

Inoltre, ceteris paribus, se gli individui hanno aumentato le loro spese per alcune merci, allora saranno costrette a spendere meno per altri beni. Ciò significa che la spesa complessiva in un'economia rimane invariata.

Solo se la quantità di denaro nell'economia aumenta, ceteris paribus, allora aumenterà anche la spesa in termini monetari. Tuttavia anche in questo caso l'aumento non sarebbe dovuto ad un moltiplicatore, ma ad un incremento dell'offerta di moneta. L'aumento delle spese monetarie a causa di un aumento dell'offerta di moneta non può produrre un'espansione in termini reali, come sostiene il punto di vista popolare. Tutto ciò che genererà, sarà una ridistribuzione dei risparmi reali. Arricchirà i primi ricevitori del denaro ex novo a scapito dei ricevitori successivi.

Ovviamente una politica monetaria allentata che mira a stimolare la domanda dei consumatori, non può aumentare la produzione reale per un multiplo dell'incremento iniziale della loro domanda. Non solo la politica monetaria allentata non farà aumentare la produzione, ma al contrario impoverirà i creatori di ricchezza esattamente come avviene per l'aumento della domanda statale.

Gli scritti di John Maynard Keynes sono tanto influenti oggi così come lo erano ottant'anni fa. Le sue idee rimangono la forza trainante dei responsabili delle politiche economiche presso la FED e le istituzioni statali. Queste idee permeano i pensieri e gli scritti degli economisti più influenti a Wall Street e nel mondo accademico.

Il cuore della filosofia keynesiana è che ciò che guida l'economia è la domanda di beni. Le recessioni economiche sono principalmente il risultato di una domanda insufficiente. Nel quadro keynesiano, un aumento della domanda non solo aumenta l'output complessivo, ma l'output aumenta per un multiplo dell'incremento iniziale della domanda. In questo quadro, qualcosa può essere creato dal nulla.

Nel mondo reale una spinta artificiale della domanda che non è sostenuta dalla produzione, porta all'esaurimento dei risparmi reali e, contrariamente alla concezione keynesiana, ad una riduzione del flusso di ricchezza reale, vale a dire, impoverimento economico.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/


_________________________________________________________________________________

Note

[1] Ben S.Bernanke nella sua testimonianza davanti la House of Representatives Budget Committee, 17 gennaio 2008.

[2] J.M. Keynes, The General Theory of Employment, Interest and Money (London: Macmillan & Co., 1964), p. 129.

[3] Ludwig von Mises, Human Action, 3rd rev. ed. (Chicago: Contemporary Books),  p. 744.

[4] Ludwig von Mises, "Lord Keynes and Say's Law," in The Critics of Keynesian Economics, curato da Henry Hazlitt (Lanham, Maryland: University Press of America, 1983), p. 316.

_________________________________________________________________________________


1 commento:

  1. E la messinscena continua...

    Tutto è propagandato come spontaneo, ed i più lo credono. Ma, in realtà, non esistono le coincidenze. Solo puntini da unire con il metodo giusto. Ma il disegno che poi appare è, purtroppo, pessimo.

    RispondiElimina