venerdì 17 novembre 2017

Non esiste alcuna struttura di produzione per le idee





di Jeffrey A. Tucker


Qual è il rapporto tra idee e cambiamento sociale? È una domanda che ha generato una vasta letteratura e nessun consenso. Questo per una ragione: le idee non sono come la proprietà fisica. Non devono essere razionate, perché non hanno le proprietà che le renderebbero economicamente scarse. La loro distribuzione non segue una struttura di produzione prevedibile, controllabile, rintracciabile. Quello che succede in alcuni tempi, luoghi, e questioni non sembra accadere in altri. È per questo motivo che ogni contributo a questo dibattito sembra in parte aver ragione e in parte aver torto.

Perché è importante? Ciò che crediamo sul rapporto tra le idee ed i loro effetti, ha un'enorme influenza sulle strategie che decidiamo di perseguire. Un movimento ideologico dovrebbe focalizzarsi sul mondo accademico, sull'accesso ai media mainstream, sulle elezioni politiche, sulle coalizioni politiche, sulle lobby, sulle pubblicazioni underground, sull'attivismo, sull'agitazione locale, sulla filantropia globale, o simili? Esiste un modo giusto d'agire o sbagliato?



Rothbard sulla questione strategica

Alla fine degli anni '80, mi sono trovato a dibattere amichevolmente con Murray Rothbard su questioni di strategia. Era uno scambio di lettere private e telefonate. Non riesco a ricordare i dettagli, ma la questione aveva qualcosa a che fare con il modo in cui gestire una rivista ideologica, con l'obiettivo di diffondere un corpo di idee.

Avrebbe dovuto incoraggiare un ampio dibattito, o cercare di avanzare un particolare pensiero? Avrebbe dovuto sostenere esclusivamente un punto di vista, o molti punti di vista tra cui quelli radicali che le pubblicazioni mainstream evitano?

Dopo un po' di tira e molla, Rothbard concluse la nostra corrispondenza con un'osservazione di carattere generale che posso solo parafrasare: non credeva d'avere tutte le risposte giuste sulla questione strategica. Era molto interessato a discutere di più su questo tema ed era felice che se ne parlasse.

Per lui ciò che contava era la strategia, qualunque essa fosse, e a) non doveva essere immorale o basata su una bugia; b) doveva raggiungere il risultato desiderato. Il suo atteggiamento era altamente flessibile sulle questioni strategiche. Aveva le sue preferenze, ma non escludeva altri modi di fare le cose fino a quando non erano immorali o avevano una qualche possibilità di successo.



L'altra strategia è sempre sbagliata

Nel corso dei miei dibattiti ho sempre tenuto a mente la strategia. Le persone possono appassionarsi a questo tema al punto da spingere il loro punto di vista come se esistesse solo quello. Se votate, sbagliate; se non votate, non state aiutando la causa. Se evitate il mondo accademico, non investite nelle idee serie; se siete nel mondo accademico, siete dei venduti. Se non protestate per le strade, non siete disposti a sporcarvi le mani; se protestate per le strade, state contribuendo al problema della plebaglia. E così via. La gente suppone d'avere il modo giusto, ed è l'unico modo.

Se conoscessimo le risposte giuste, e se avessimo visto qualche particolare visione strategica prevalere sulle altre, le cose sarebbero più semplici. Ma raramente abbiamo assistito a tale progresso. Ludwig von Mises si chiedeva nel suo diario privato se i suoi sogni di essere un riformatore l'avessero reso uno "storico del declino." Ho il sospetto che molte persone si sentano così.



E malgrado ciò le idee contano

Eppure, se ci guardiamo intorno oggi, con lo stato ancora in marcia, vediamo una nuova fioritura della libertà. Come misurarla? Basta guardare il numero di organizzazioni libertarie. Sicuramente è meglio guardare al progresso effettivo della libertà stessa. Qui vediamo enormi note positive attraverso le comunicazioni, le opportunità di vita, il declino della violenza, la riduzione della povertà, la globalizzazione della divisione del lavoro, e l'effettiva realizzazione dei diritti universali in più luoghi nel mondo.

Come sta accadendo? L'imprenditoria sta superando la capacità dello stato di regolarla. Sul come e perché l'imprenditoria abbia fatto così tanto e così in fretta, non riesco ad individuare un agente causale. Come ha osservato David Hart: "Essendo il mondo un luogo complesso e disordinato, probabilmente non c'è una strategia che avrà successo in tutti i luoghi e tutti i tempi."

Le implicazioni di questa osservazione sono profonde. Così come non possiamo anticipare la forma emergente delle istituzioni sociali in condizioni di libertà, non possiamo anticipare, e tanto meno pianificare, il modo in cui una qualsiasi idea particolare porterà ad un cambiamento sociale e politico. Pensiamo di saperlo, ma poi, a quanto pare, non è così.

Ad esempio, F. A. Hayek in "The Intellectuals and Socialism" ha osservato che l'idea di un'economia socialista non è nata dai lavoratori e dai contadini. Venne piantata nel flusso della storia dalle élite. Questo in contrasto con le favole raccontate dai socialisti stessi, che hanno immaginato che i lavoratori si sarebbero ribellati, motivati da una coscienza nascente della propria misera condizione.

Questa favola è sbagliata disse Hayek: "Ogni paese che ha sposato il socialismo, la fase dello sviluppo in cui il socialismo diventa un'influenza determinante sulla politica, è stata preceduta da un lungo periodo durante il quale gli ideali socialisti muovevano il pensiero degli intellettuali più attivi".



Il modello è un'illusione

Si potrebbe provare a modellare tutto questo in qualche forma. Gli intellettuali costituiscono l'idea di base. I loro seguaci devono renderla popolare. I media la riportano. Le masse la adottano. Comincia ad influenzare gli attori politici. Essi influenzano gli affari di stato. E così via. Si potrebbe concludere che guardando a questo modello, possiamo notare come tutte le idee cambiano la storia e, di conseguenza, gli investimenti dovrebbero avere la priorità.

Ma c'è bisogno di notare qualcosa di importante qui. Hayek non stava presentando una teoria generale di come le idee influenzano il cambiamento politico. Stava fornendo una ricostruzione storica applicata al caso del socialismo in particolare. In nessun punto afferma che questo modello si applica a 360° o che le idee non possono permeare la società in qualsiasi altro modo.

In realtà dice espressamente il contrario. Descrive il ruolo degli intellettuali nel determinare il corso del cambiamento sociale nel XX secolo come "un fenomeno abbastanza nuovo della storia", non una caratteristica permanente del mondo. Curiosamente ipotizza anche che questo sviluppo è stato "stimolato artificialmente dalla legge del diritto d'autore." (Hayek era contrario a tutte le "proprietà intellettuali", perché si trattava di una limitazione artificiale del processo di mercato.)

In altre parole è lo stato stesso che sembra creare una "struttura di produzione" per le idee. Tale struttura non esiste come caratteristica fissa. Possiamo immaginare le condizioni in base alle quali tutto questo cambierebbe, per esempio, con un impatto ridotto del diritto d'autore e la distribuzione più universale delle idee. In base a ciò, Hayek esprime la sua speranza: "Dobbiamo rendere la costruzione di una società libera un'avventura intellettuale, un atto di coraggio." Non offre alcun "piano centrale" per stendere l'idea giusta, ma solo una richiesta di ispirazione e creatività.



La digitalizzazione fa saltare in aria la struttura

Questo è il motivo per cui ho dei dubbi nell'applicare al mondo delle idee la struttura della produzione, poiché essa appartiene al mondo fisico. È troppo costruttivista e pianificata. Inoltre ci sono ragioni importanti per cui il modello potrebbe essere fondamentalmente errato, soprattutto nell'era digitale. Le idee si muovono attraverso il tempo e lo spazio in un modo che è completamente diverso dal mondo fisico. Il pericolo di una confusione fra queste due diverse sfere può limitare il potere delle idee piuttosto che incentivarle.

Per capire il perché, chiedetevi il motivo dell'esistenza di una struttura della produzione. Le merci devono essere prodotte dalle risorse scarse. Una volta che sono consumate, devono essere prodotte di nuovo. La produzione richiede tempo e deve essere coordinata attraverso molti strati di cooperazione industriale: beni strumentali, beni intermedi e beni di consumo. I segnali quali i prezzi ed i tassi d'interesse aiutano questo processo coordinativo. Il processo è faticoso, ma necessario per superare le privazioni intrinseche dello stato di natura. Esso richiede l'impiego di mezzi scarsi per realizzare desideri senza limiti, e questo processo di produzione deve tenere costantemente conto dell'economia.

Ma qual è il fatto fondamentale che rende queste strutture produttive necessarie? Perché non possiamo solo avere tutte le cose che vogliamo, senza dover costruire questi sistemi complessi intertemporali? Il motivo è la scarsità stessa. Qualora tale condizione non esistesse, potremmo fare a meno delle strutture produttive.

Se fosse possibile fare benzina, avere bistecche e scarpe da ginnastica, e questi beni potessero in qualche modo essere replicati fino all'infinito, l'intera economia della produzione non sarebbe più fondamentale. Non esisterebbe nessuno dei fattori che le danno vita.

Considerate la seguente cosa: le idee non sono scarse in senso economico. Una volta prodotta – e tale produzione può richiedere decenni o solo un istante – un'idea può essere infinitamente riprodotta, proprio come disse Thomas Jefferson sul fuoco stesso. Non si deprezza come la proprietà fisica. Può appartenere ed essere consumata da una persona o miliardi di persone nello stesso istante. Un'idea è anche immortale: le idee prodotte da Platone o Einstein sono disponibili per sempre.

Un'idea è malleabile: può essere cambiata e rimodellata con altre idee da qualsiasi mente, senza disturbare l'integrità di quella originale. Il suo viaggiare tra la popolazione e la storia segue una strada del tutto imprevedibile: libri, passaparola, blog, podcast, segni, sms, voci, pubblicità. Il mondo digitale ha messo le ali allo spostamento delle idee. La loro distribuzione non segue alcun corso; ogni idea diventa parte di una tempesta di idee, fondendosi con tutte le altre idee che esistono. Il loro trionfo finale può prendere un percorso tortuoso che sfida tutte le aspettative.

In economia la prima condizione della necessità è la scarsità. Per questo motivo la differenza tra beni scarsi e non scarsi è fondamentale e assoluta. Un bene o è controllato da qualcuno o no. Inoltre deve essere riprodotto in seguito al consumo o no. Infine si deprezza nella sua integrità fisica o no.

Se indosso le mie scarpe adesso, nessun altro può indossarle. Ma se penso ad un'idea e decido di condividerla col mondo, posso conservare la mia proprietà, permettendo nel contempo la creazione di un numero infinito di copie. In questo senso, le idee eludono tutti i limiti del mondo fisico.



Un'idea che circola non può essere seguita

Un altro esempio: diciamo che io mi trovi in piedi di fronte ad un gruppo di un migliaio di persone. Cedo un oggetto, come un orologio o un bicchiere, ad una persona al primo della fila. Lei lo fa girare tra gli altri. Per me sarebbe possibile tracciare con precisione in qualsiasi punto nel tempo chi ha l'oggetto, che l'ha consegnato a chi e poi vedere nelle mani di chi finisce per ultimo. Segue un percorso tracciabile. Questo percorso può essere osservato.

Ma se mi trovo di fronte allo stesso gruppo, e canto una canzone, parlo di un'idea, o mostro un'immagine, sarebbe impossibile tracciarne il percorso mentre si imprime nella mente delle persone presenti. Il viaggio di un'idea è impossibile da mappare.

Questa è la differenza tra idee e proprietà scarsa. Sono prodotte e distribuite in un modo completamente diverso. Nessuna delle condizioni che permettono l'esistenza della struttura di produzione nel mondo fisico si applica al mondo delle idee. Il loro funzionamento è radicalmente diverso.

Forse è meglio applicare la struttura della produzione al mondo delle idee solo in senso metaforico? Anche in questo caso, tale metafora non è una spiegazione tanto affidabile. Le buone idee possono provenire da qualsiasi luogo. Prendete in considerazione l'abrogazione del proibizionismo dell'alcool negli Stati Uniti. L'idea nacque prima dagli studiosi, poi passò attraverso i media e infine arrivò alla gente comune? Non andò così in realtà. Invece il proibizionismo non fu più applicabile alla luce della disobbedienza civile di massa. Lo stesso si potrebbe dire per la legalizzazione della marijuana oggi.

E prendete anche in considerazione gli sforzi di deregolamentazione alla fine degli anni '70: autotrasporti, petrolio, compagnie aeree, telecomunicazioni e settore bancario. Jimmy Carter, un democratico, fu un campione di questo movimento. Lavorò principalmente con l'ufficio del senatore Edward Kennedy, un democratico, per introdurre suddetta normativa. Questo fu qualcosa che nessuno avrebbe potuto prevedere. La "struttura di produzione" di queste idee seguì un percorso non intuitivo e, naturalmente, non pianificato.



Reti distribuite

Tali sforzi bottom-up sono evidenti nel progresso del mondo cyberpunk che ci ha dato le reti distribuite, la disponibilità della crittografia e l'innovazione rappresentata dalla blockchain.

Ora abbiamo la tecnologia per mercificare, raggruppare e identificare qualsiasi tipo di informazione sulla base di una nostra creazione come un'estensione della nostra immaginazione, e trasmetterla su linee geograficamente non contigue, utilizzando la crittografia per personalizzare le informazioni che condividiamo e metterle su una rete distribuita che nessuno stato può abbattere, in un modo che è non riproducibile e non soggetto a qualsiasi livello di ammortamento, mai.

È semplicemente fantastico. Possiamo farlo ora, e nessuno può toglierci questa tecnologia. L'intero apparato è stato rilasciato su un forum libero da un programmatore anonimo. Come possiamo adattare questa tecnologia a qualche struttura di produzione?



Dire la verità

Commettiamo un errore nell'immaginare di poter pianificare il cambiamento intellettuale nello stesso modo in cui pianifichiamo la produzione di altri beni e servizi. Che le idee permeano la società in modo imprevedibile e anche caotico, non è qualcosa a cui guardare con disprezzo. Ma dobbiamo fare i conti con la realtà e, quindi, rifuggire le presunzioni di conoscenza: cercare di costruire qualche strategia top-down per il cambiamento sociale. È meglio parlare, dire la verità e costruire la libertà in ogni modo immaginabile possibile, spingendo la storia nella direzione in cui deve andare e poi gioire di come il corso degli eventi possa sovvertire ogni nostra aspettativa.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/


Nessun commento:

Posta un commento