mercoledì 28 febbraio 2018

Scappate! Il casinò andrà in mille pezzi





di David Stockman


La giornata di ieri ci ha regalato tre dichiarazioni preziose da parte delle autorità finanziarie di Washington, le quali dovrebbero farci scappare a gambe levate dal casinò di Wall Street.

Ci riferiamo in primo luogo all'avvertimento del CBO secondo cui lo zio Sam finirà i contanti entro l'inizio di marzo se il tetto del debito non verrà aumentato.

Tale avvertimento è arrivato insieme alla stima del Dipartimento del Tesoro secondo cui bisognerà vendere la somma sbalorditiva di $617 miliardi in nuovi debiti nei prossimi cinque mesi. E, a proposito, questo breve intervallo include il secondo trimestre dell'anno, quando la grande spoliazione annuale dei contribuenti provoca un rigonfiamento nelle raccolte erariali.

Infine la dichiarazione post-riunione della FED ha assicurato che tutto va bene per quanto riguarda Main Street.

Meno male!

Dopotutto, il grafico qui sotto potrebbe risultare snervante in assenza di una fiducia del FOMC che l'economia statunitense è più forte di un bue e quindi capace di sostenere l'attuale esplosione di inchiostro rosso federale.

Tuttavia sorge una questione cruciale: solo perché il Tesoro degli Stati Uniti è felice di far marciare il debito pubblico oltre i $21,000 miliardi, ciò non significa che ci siano 60 voti al Senato o 218 alla Camera a sostegno della sua iniziativa.


La dichiarazione post-meeting della FED è decisamente incredibile. Il classico guazzabuglio di sciocchezze keynesiane assolutamente irrilevante per ciò che la FED sta effettivamente facendo e anche sbagliando.

L'intera dichiarazione è costituita da espressioni di soddisfazione riguardo i suoi obiettivi per il mercato del lavoro, l'inflazione e l'attività economica. L'unico neo è che, ovviamente, le manipolazioni del tasso d'interesse e l'inflazione del bilancio non hanno quasi avuto alcun impatto sugli obiettivi citati.

Peccato che abbiamo già un'inflazione al 2.00%, anche secondo il metro di misura del BLS. Durante le ultime 12 letture, l'IPC anno/anno è stato pari o superiore all'obiettivo della FED il 75% delle volte e ha fatto registrare un aumento medio del 2.14%.

Se la FED fosse un genitore economico decente, avrebbe messo in riga i ragazzi di Wall Street molto tempo fa. Il grafico qui sotto indica che nella sua saggezza il FOMC ieri ha scelto di continuare come se niente fosse, con un tasso dei fondi reali a -0.8%.


Ma dove è mai stato scritto dai grandi keynesiani dei tempi moderni -- da Paul Samuelson a James Tobin e Milton Friedman (il "monetarismo" è solo una variante del keynesianismo) -- che tassi d'interesse negativi sono all'ordine del giorno durante il nono inning di quella che sarà presto l'espansione economica più lunga della storia (il record è di 119 mesi negli anni '90)?

Al contrario, prima del 2007 il mondo accademico (incluso quello sconclusionato keynesiano) sarebbe rimasto allibito dall'idea stessa di tassi reali negativi per otto anni consecutivi -- figuriamoci alla fine di un'espansione che ha raggiunto la piena occupazione nozionale al 4.1% del tasso U-3.

Questo perché anche gli antichi (vale a dire, gli economisti di Wall Street e della FED prima del 2007) avevano almeno una vaga idea che per incidere sulla vasca da bagno del PIL e sulla sua presunta traiettoria della Curva di Phillips, le politiche della FED avrebbero dovuto essere trasmesse attraverso i canyon di Wall Street. Così facendo, avrebbero avuto il potenziale di distorcere il prezzo del debito e quello di altri asset finanziari, oltre ad incoraggiare l'indebitamento eccessivo nel mercato finanziario.

Di conseguenza anche Greenspan sapeva nel giugno 2003 che dopo la marcia del tasso d'interesse verso il basso per 30 mesi consecutivi (dal 6.50% all'1.00%), era normale l'arrivo di una sua normalizzazione.

A maggio 2005, quindi, il tasso dei fondi reali era tornato in territorio positivo, con il tasso-obiettivo al 3.0% rispetto ad un aumento del 2.8% A/A dell'IPC.

L'incantesimo dei tassi d'interesse reali negativi è durato circa 30 mesi. Eppure anche allora ha suscitato un'orgia di speculazioni a Wall Street in mutui e derivati cartolarizzati che hanno alimentato il crash del settembre 2008.


Al contrario, dalla fine della Grande Recessione nel giugno 2009, il tasso dei fondi è stato continuamente sommerso rispetto alla tendenza annuale dell'IPC (salvo per le minuscole aree arancioni nel grafico) per oltre 100 mesi, e talvolta al ritmo del -2.0%. Il grafico qui sotto equivale ad aver emesso un'obbligazione di 8.5 anni nel secondo trimestre 2009 con una cedola del -1.2%.

In retrospettiva, nessuno sano di mente avrebbe comprato un simile bond. Né un qualsiasi banchiere centrale sano di mente non avrebbe capito che pagare gli investitori l'1.2% per accendere prestiti a zero costi reali per 104 mesi consecutivi, era una ricetta per una speculazione dilagante e un rischio dilagante.


La FED è stata così ossessionata dal suo obiettivo magico d'inflazione al 2.000% (misurato dal deflatore della PCE) che ha tenuto il piede saldamente sul collo del tasso del mercato monetario -- nonostante questo atto abbia alimentato folli speculazioni sui carry trade.

Vale a dire, qualsiasi titolo con un rendimento positivo o una prospettiva di apprezzamento anche modesta, è diventato un obiettivo per la speculazione basata sui prestiti mediante i pronti contro termine. I trader hanno acquistato "asset" con una leva del 70-95%, e l'hanno fatto con la piena fiducia che avrebbero potuto rinnovare il finanziamento più e più volte con un costo nominale virtualmente pari a zero.

Perché una tale fiducia?

In una parola, perché la FED ha distrutto il libero mercato nel campo monetario. Il debito a breve termine è diventato un mercato completamente manipolato -- bloccato dai $2,500 miliardi di riserve in eccesso che l'espansione del bilancio della FED ha gettato nel sistema bancario; e per di più ulteriormente rafforzato dall'impegno folle della FED riguardo la "trasparenza", il che significava che anche un cambio di 25 bps nel tasso del mercato monetario sarebbe stato telegrafato con largo anticipo.

Tuttavia la conseguente falsificazione dei prezzi degli asset, della curva dei rendimenti, degli spread di rischio e di ogni altro segnale di prezzo all'interno dei canyon di Wall Street, era ovvia per qualsiasi osservatore senziente. Allora perché i banchieri centrali hanno fatto finta di niente anno dopo anno?

La risposta è questa: non c'era altra ragione se non quella di una fissazione sul deflatore della PCE come misura dell'inflazione, quando non è così; e sono diventati schiavi del presupposto che la seconda cifra decimale sul tasso d'inflazione annualizzato avrebbe fatto la differenza, quando ciò non è affatto vero.

Sebbene la FED lo giuri, in realtà il deflatore della spesa per consumi personali (PCE) non misura assolutamente il cambio di prezzo da mele a mele. Invece riflette il peso variabile di vari beni e servizi nel 70% del PIL rappresentato dalle spese per consumi personali.

Ciò significa che se il prezzo delle bistecche e dei film sale, ma nell'indice scende il peso relativo al consumo di questi articoli e viene sostituito da pollame e Netflix, non viene registrata alcuna inflazione. Al contrario, in un indice con ponderazione fissa come l'IPC, queste fluttuazioni del consumo a breve termine non influiscono sul misuratore.

Il nostro punto è che quando il livello medio dei prezzi sale del 2.0% durante un anno, il valore di un titolo di stato scende di un ammontare simile, sia che il proprietario stia mangiando bistecche o pollo.

Di conseguenza, dal punto di vista dei mercati finanziari -- in base al quale si muovono tutte le manipolazioni e gli interventi della FED -- il deflatore della PCE è l'ultimo indicatore di inflazione che si dovrebbe usare. Nonostante tutte le sue imperfezioni, l'IPC è una misura della "inflazione" di gran lunga più reale nel livello generale dei prezzi, e soprattutto nei mercati finanziari.

Il motivo per cui la FED preferisce il deflatore della PCE è evidente nel grafico qui sotto. Dall'inizio di questo secolo in cui la stampa di denaro è diventata uno stile di vita per la FED e le altre banche centrali, l'IPC è aumentato del 46% rispetto al solo 37% della PCE.

Su base annualizzata, quindi, l'obiettivo della FED è stato raggiunto -- con l'IPC che ha fatto registrare un tasso annuale del 2.14% per l'intero secolo. Al contrario, il deflatore della PCE mostra un tasso dell'1.82% durante lo stesso periodo.

Comunque, ecco il punto: questi sciocchi pensano davvero che in 18 anni un microscopico deficit di 18 bps nel loro obiettivo teorico d'inflazione faccia qualche differenza? Non c'è un briciolo di evidenza economica che un'economia abbia prestazioni migliori con un'inflazione del 2.00% su periodi di tempo estesi rispetto ad un 1.82%.

Infatti l'obiettivo d'inflazione della FED equivale a feticismo statistico.


Il problema è che questa ossessione non è stata priva di conseguenze. Mantenendo il tasso del mercato monetario ancorato allo zero attraverso massicci acquisti di QE su tutta la lunghezza della curva dei rendimenti, la FED ha innescato una frode e una deformazione finanziaria gigantesche.

I $4,000 miliardi di obbligazioni acquistate tramite crediti dal nulla -- e i $20,000 miliardi di tutte le banche centrali su base mondiale -- hanno fatto sì che il mercato obbligazionario si assestasse a prezzi sbagliati. Cioè, a rendimenti che erano troppo bassi rispetto all'offerta di risparmi in denaro reale.

Ma nel processo è stata generata una seconda distorsione. Vale a dire, i trader di obbligazioni e gli arbitraggisti hanno ingigantito gli errori nelle quotazioni facendo front running alle banche centrali -- acquistando oggi ciò che quest'ultime avevano promesso di acquistare domani.

Così facendo, le banche centrali hanno generato la madre di tutte le bolle nel mercato obbligazionario. Vale a dire, hanno ucciso i politici dal punto di vista fiscale -- spendaccioni che non hanno avuto bisogno di molto incoraggiamento a spendere.

Washington adesso affronterà l'inferno fiscale mentre corre verso un deficit da $1,200 miliardi durante l'anno fiscale 2019, in un ciclo economico che sta rapidamente raggiungendo la data di scadenza.

Allo stesso tempo, i giocatori d'azzardo nel casinò hanno costruito un edificio grottesco fatto di prezzi distorti e asset gonfiati artificialmente, il quale dipende interamente dai tassi d'interesse ultra bassi e tassi di capitalizzazione sfornati dalle banche centrali e dai loro front runner.

Uno shock nel mercato obbligazionario di proporzioni bibliche è ormai dietro l'angolo -- ma nessuno a Washington lo vede arrivare.

Quindi ora è il momento di dirigersi verso le uscite di emergenza. Presto diventeranno impraticabili poiché affollate.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/


1 commento:

  1. sono scappato da un pezzo, ma siccome non c era un posto preciso ho preferito dissolvermi

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